«Scrutini posticipati in venti classi ma disagi contenuti»
Minnei: «Pagelle entro la fine della scuola»
BOLZANO Non è un fenomeno di massa, ma il blocco degli scrutini fa capolino anche in Alto Adige. In circa una ventina di classi gli insegnanti hanno fatto saltare i consigli di classe costringendo i dirigenti scolastici a rinviare gli scrutini. «Tutti prenderanno la pagella entro la fine della scuola» assicura la Sovrintendente Nicoletta Minnei. Anche l’assessore Christian Tommasini descrive una situazione sotto controllo ma esprime comprensione per le ragioni che hanno spinto gli insegnanti ad incrociare le braccia proprio nel momento più delicato dell’anno.
Se fosse per i professori, la legge sulla buona scuola sarebbe da bocciare o come minimo da rimandare a settembre. Anche se in Alto Adige l’iniziativa del blocco degli scrutini ha avuto adesioni piuttosto limitate — si parla di una ventina di classi in tutto — il malcontento per la riforma voluta dal governo Renzi è palpabile. L’epicentro della rivolta contro «La buona scuola» è L’istituto Galilei di Bolzano dove in 12 classi sono saltati gli scrutini. «LI abbiamo messi in coda, venerdì pomeriggio e sabato mattina» spiega il dirigente scolastico Calogero Arcieri.
Il blocco degli scrutini è un’iniziativa inedita nel mondo della scuola , anche se fa tanto discutere, i disagi sono limitati. Nel peggiore dei casi le pagelle tardano di un paio di giorni, ma nessuno rimane senza.
«Nel caso che un’insegnante aderisca alla protesta lo scrutino è rinviato di due o tre giorni. Entro sabato gli scrutini saranno tutti chiusi» aggiunge la Sovrintendente precisando che non si registrano proteste nelle scuole primarie ma solamente in qualche istituto superiore del capoluogo. «Da noi — aggiuge — non ci sono i problemi che hanno nel resto d’Italia dove la scuola è già finita. Noi abbiamo ancora qualche giorno davanti e tutte le scuole faranno in tempo a chiudere gli scrutini».
Anche l’assessore alla scuola Christian Tommasini parla di un fenomeno marginale ma esprime comprensione per le ragioni degli insegnanti. Tommasini, che renziano non lo è mai stato, non attacca il premier ma ammette che nella legge sulla scuola qualche passaggio da correggere c’è eccome.
«Come ogni protesta — chiarisce — anche questa è pienamente legittima anche se non è stata mai messa in atto finora. Comprendo le ragioni di chi protesta e — precisa Tommasini — anche io sono convinto che nella legge sulla buona scuola ci siano passaggi che andrebbero rivisti senza però intaccare l’impianto base della riforma. Sui presidi sceriffi si può discutere ma non sull’integrazione tra scuola e lavoro che deve essere una priorità. Spero — aggiunge — che i sindacati colgano l’invito del premier Renzi a discutere le parti che non vanno. Prendiamoci un pausa di riflessione e dopo l’estate torniamo a discutere partendo da ciò che c’è di buono nella legge».