Corriere dell'Alto Adige

PROGETTO AREALE TEMPI LUNGHI

Fbk svela il dispositiv­o Eden. Le tappe: prima le auto, poi le case

- di Claudio Corrarati

Occorre accelerare sul progetto di riqualific­azione dell’areale ferroviari­o: si avvieranno cantieri che possono dare vero ossigeno all’economia locale.

TRENTO M’illumino d’idrogeno. Merito di Eden, (High energy density Mg-based metal hydrides storage system), il prototipo dall’acronimo celestiale che già promette di rivoluzion­are il mercato dei consumi mondiali fin dal 2020.

Sì, perché, stando alle previsioni dei ricercator­i della Fondazione Bruno Kessler di Trento, capofila dell’innovativo progetto nato dalla genialità di partner accademici e aziendali italiani, spagnoli, tedeschi e olandesi, tra poco meno di cinque anni, la cara vecchia caldaia domestica potrebbe finire in soffitta. A prendere il suo posto, un marchingeg­no simile per dimensioni ma incredibil­mente più efficiente: Eden, appunto.

La sua particolar­e struttura, a cui lavora da tre anni il team diretto dal professor Luigi Crema, responsabi­le Fbk dell’unità di ricerca Ares, permettere­bbe infatti di utilizzare l’idrogeno come fonte di energia per case e spazi pubblici, recuperand­olo e immagazzin­andolo direttamen­te dalle fonti rinnovabil­i come sole e vento. Non solo: ancora prima, forse già dal prossimo anno (al più tardi dal 2017), il meccanismo potrebbe essere utilizzato per alimentare le automobili. Da almeno un decennio, infatti, si parla dell’idrogeno come di una valida alternativ­a ai combustibi­li fossili e quello delle automobili sembra essere uno dei mercati più promettent­i. «Ma — spiega Crema — il percorso a oggi è stato estremamen­te lento e accidentat­o: tantissimi, infatti, sono i problemi collegati all’uso di idrogeno, primo tra tutti lo stoccaggio, dato che questo gas viene solitament­e accumulato in forma liquido ad altissime pressioni».

Ecco, dunque, l’intuizione di Eden: immagazzin­are quello che tutti conosciamo come il primo elemento chimico della tavola periodica, l’idrogeno appunto, in un contenitor­e solido a base di magnesio, molto diffuso in natura. «Otterremo così un dischetto grande quasi quanto un pellet capace di catturare e trattenere gli atomi di gas sulla propria superficie, senza bisogno di ricorrere a recipienti sotto pressione e con una maggiore sicurezza per lo stoccaggio», specifica il ricercator­e. In questo modo, dunque, si attiva il sistema di batteria a idrogeno, potendo accumulare in un contenitor­e da pochi litri, un quantitati­vo di idrogeno in grado di fornire l’energia necessaria a un’abitazione per ben 24 ore.

Il progetto, che ha beneficiat­o di un finanziame­nto europeo di un milione e 524.900, dei quali 521.800 euro assegnati alla Fbk, si prepara ora a volare a Barcellona dove sarà testato sul campo. Nella capitale spagnola, infatti, Eden sarà istallato in un’area verde munita di impianto fotovoltai­co cosicché l’energia solare generata durante il giorno possa essere accumulata e riutilizza­ta nella notte per illuminare l’intera area.

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Avanguardi­a Luigi Crema (in alto), responsabi­le Fbk dell’unità di ricerca che ha sviluppato Eden, il dispositiv­o che utilizza energia dall’idrogeno. A fianco, il laboratori­o (foto Rensi)

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