Esultò per la morte di Aylan Indagato il bolzanino Artioli
Istigazione all’odio razziale, l’uomo nel mirino della Procura
BOLZANO La Procura di Bolzano ha iscritto nel registro degli indagati il nome del bolzanino Giorgio Artioli, utente Facebook che aveva pubblicato sul proprio profilo frasi di esultanza per la morte del piccolo Aylan, il bimbo di tre anni deceduto sulle coste della Turchia. Nei primi giorni di settembre, nel vortice del tam tam mediatico e della discussione a livello geopolitico provocati dalla pubblicazione della foto del piccolo cadavere riverso sulla spiaggia, la Procura di Bolzano aveva aperto un’inchiesta per violazione della legge Mancino, per istigazione all’odio razziale.
Nei giorni scorsi la Digos di Bolzano guidata dal dirigente Giorgio Augusto Porroni ha consegnato al procuratore di Bolzano Guido Rispoli una informativa di notizia di reato contenente le risultanze delle indagini svolte a carico del bolzanino Giorgio Artioli, che aveva postato sul suo profilo di Facebook la foto del bimbo morto, con il seguente commento: «Con la politica italiana ci sarebbe costato 50 euro al giorno, meglio così non ci costa niente e speriamo che succeda ancora. Nessuna pietà per questa gente». Frasi che si erano ben presto diffuse sui social network ed in rete: a dare risalto nazionale alla vicenda era stata la giornalista de «Il Fatto quotidiano», Selvaggia Lucarelli, che aveva sollecitato l’intervento della polizia. «Un estremista tedesco è stato arrestato in Germania per aver scritto più o meno quello che ha scritto questo italiano — aveva scritto la giornalista — che io vorrei vedere convocato in questura a Bolzano». La Digos del capoluogo, ricevuta la segnalazione, aveva provveduto a identificare l’uomo, che era stato segnalato all’autorità giudiziaria. Ora, al termine dei primi accertamenti relativi alla formulazione delle accuse e delle frasi offensive, e all’emergere dei primi riscontri fra l’identità dell’autore di questi commenti e quella del bolzanino identificato come ipotetico autore dei commenti stessi, la procura ha proceduto alla formale iscrizione nel registro degli indagati per le ipotesi di reato prospettate nell’informativa della Digos.
L’uomo potrebbe ben presto essere dunque chiamato a rispondere delle proprie esternazioni davanti al pubblico ministero o addirittura in un’aula di tribunale. L’indagato, in un secondo post su Facebook, aveva replicato alla giornalista Lucarelli: «Io non sono un razzista e ho lavorato con un sacco di extracomunitari. Come fa lei ad attaccarmi, se non mi conosce? Dei vostri commenti non mi interessa niente, sappiate però che questa notte, al cellulare, sono stato minacciato di morte». Le esternazioni di Artioli erano state oggetto di una dura reprimenda anche da parte dell’assessore bolzanino Luigi Gallo, che aveva definito la vicenda come «la punta dell’iceberg di una serie di commenti, che si trovano in grande quantità su internet, contro i migranti: questo è un grave problema della nostra società».