Corriere dell'Alto Adige

Areale, tempi troppo lunghi Diamo ossigeno alle imprese

- Claudio Corrarati *

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Se guardiamo all’etimologia della parola areale, scopriamo che è formata dal sostantivo «area», nei suoi vari significat­i, con il suffisso «-ale», nel significat­o di «essere in relazione con». Proprio questa parte finale dell’ «essere in relazione con...» ci deve far riflettere dopo le ultime dichiarazi­oni del sindaco di Bolzano in merito all’Areale ferroviari­o. Luigi Spagnolli ha affermato, infatti, che i lavori relativi all’ormai famoso Areale non partiranno prima del 2030. Insomma, quindici anni in cui continuere­mo a vedere binari vuoti, spazi inutilizza­ti, ma soprattutt­o continuere­mo a rimandare altri investimen­ti nella città, procrastin­ando ogni sviluppo legato ai lavori dell’Areale.

Fosse vero che solo tra 15, forse 20 anni si avrà il famoso cantiere da decine e decine di milioni di euro, e se nel frattempo non partiremo con risanament­i edili utili non solo a chi lavora ma anche e soprattutt­o all’ambiente in cui viviamo, e se qualche privato continuerà a essere parzialmen­te bloccato per iniziative che possono avere ricaduta economica positiva su Bolzano, allora è quasi automatico pensare che nei prossimi due decenni l’economia della città soffrirà ancora come e più di quanto non stia patendo adesso. Intanto, però, avremo speso fior di soldi pubblici per attivare progettazi­oni, concorsi, masterplan di ogni genere che rischieran­no di essere unicamente dei bellissimi quadri da appendere a ricordo di quanto si voleva fare. Sì, perché fra 15-20 anni la situazione attuale, locale, nazionale, internazio­nale avrà subito tali e tanti mutamenti che pensare di poter trattenere il fiato fino ad allora è impensabil­e e l’Areale perderebbe il suo significat­o di essere in qualche modo in relazione con la città.

Possiamo certamente anche pensare di rivedere completame­nte il concetto di sviluppo della nostra città. Nel frattempo, però, non possiamo non scegliere, ma dobbiamo invece spingere perché ogni idea che sia accompagna­ta da finanziame­nti certi possa trovare spazio nello sviluppo urbano del capoluogo. Domande da farci ne abbiamo molte, ma è comunque meglio provare a chiarirci subito le idee e darci velocement­e delle risposte, per passare al piano «B» in tempi compatibil­i con i bisogni della comunità.

È comunque bene ricordare a tutti che anche le nostre imprese fanno parte della comunità: non possono da una parte essere puntuali e precise nel pagare ogni forma di tributo fiscale e, dall’altra, dover attendere tempi esageratam­ente lunghi per avviare i cantieri che possono dare vero ossigeno all’economia locale. Inventiamo­ci allora un nuovo Areale, cioè quello dei risanament­i, delle ristruttur­azioni, della viabilità, insomma delle opere che mettono realmente «in relazione» la città con l’economia reale, offrendo sostenibil­ità e sviluppo.

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