Corriere dell'Alto Adige

IL VIAGGIO DI PAPA FRANCESCO COSTRUISCE UN NUOVO DIALOGO

- Carlo Furlan,

Ho seguito con molta curiosità il viaggio di Papa Francesco a Cuba, con tappa finale negli Stati Uniti. Pur non essendo cattolica, sono sinceramen­te ammirata dal dinamismo e dall’attivismo del pontefice: l’impression­e ricavata è che abbia fatto più lui in questi ultimi anni, per stemperare tensioni e gettare le basi per nuovi ponti di pace, che non tutta la diplomazia internazio­nale.

L’isola governata da Raul Castro ne è un esempio: il ruolo di Bergoglio è stato fondamenta­le affinché i rapporti tra Cuba e la Casa Bianca si distendess­ero. Anche l’impegno del pontefice per la chiusura del carcere di Guantanamo credo sia encomiabil­e e vada letto al di là del credo religioso di ciascuno di noi: le azioni di Francesco sono azioni di pace, universali, toccano corde che vanno oltre la religione cattolica.

Un altro grande merito di Bergoglio ritengo sia la capacità di andare dritto al punto, senza troppi giri di parole: nell’ultimo viaggio ha parlato di stop all’embargo, di fermare i soprusi contro i cittadini cubani. Come tappa conclusiva, Papa Francesco è volato a Washington a incontrare il presidente Obama: chissà che la classica foto di rito non diventi presto il ritratto di due Nobel per la pace.

mi unisco al suo augurio, concordand­o pienamente con le sue valutazion­i. Al di là dei risultati concreti delle varie iniziative papali (per Cuba ci sono già stati), quello che trovo molto positivo è il nuovo dinamismo, il cambio di mentalità, la logica diversa introdotta dal Papa nelle sue azioni e non solo nelle sue parole. Non è solamente una questione di stile, ma un modo nuovo di porre la chiesa di fronte ai problemi del mondo e dell’uomo contempora­neo, una nuova ottica che bada più al Vangelo che alle pratiche formali della diplomazia.

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