MAXI-TRUFFA DA 400.000 EURO CONDANNATI
Tra le vittime note ditte e diversi privati. Condannati in due. La difesa: «Inadempienze»
Due ditte edili, la Project 3000 ed Eurocostruzioni, clienti ignari e ristrutturazioni rimaste incompiute o di fatto mai iniziate: sono gli ingredienti di una maxi truffa da quasi 400.000 euro che è avvenuta tra il 2009 e il 2012 in Trentino, Alto Adige e Veneto.
TRENTO Due ditte di lavori edili, la Project 3000 ed Eurocostruzioni, clienti ignari e ristrutturazioni rimaste incompiute o di fatto mai iniziate: sono gli ingredienti di una maxi truffa da quasi 400.000 euro che è avvenuta tra il 2009 e il 2012 in Trentino, Alto Adige e Veneto. Per la vicenda sono finiti a processo un 44enne di Caserta, Antonio Di Muccio, e la sua compagna Elena Violeta Dumitru (una 27enne originaria della Romania), ieri condannati dal tribunale di Trento.
Una trentina tra fornitori, privati e famiglie le vittime della vicenda per un ammontare di quasi 400.000 euro. A processo la coppia era finita assieme a un terzo uomo (la cui posizione è stata stralciata e sarà trattata separatamente) con le accuse di associazione a delinquere e truffa. La prima è caduta e gli imputati sono stati assolti, mentre per il secondo reato il tribunale ha deciso, a rito abbreviato, per l’uomo e la donna rispettivamente una pena (in contumacia) di due anni e quattro mesi e di due anni di reclusione. La pm Maria Colpani aveva invece chiesto una pena di sei anni per il 44enne e di cinque anni per la compagna.
Ricorrente il comportamento che i due avrebbero avuto nei confronti dei clienti e che diversi tra questi hanno denunciato. In diversi casi si sarebbero, tramite una delle società, aggiudicati l’incarico per lavori di ristrutturazioni domestiche. Avrebbero stabilito diverse scadenze di pagamento e iniziato con le demolizioni o con piccoli lavori negli stabili interessati dai lavori. I pagamenti dei privati (acconti e tranche successive) sarebbero avvenuti regolarmente, mentre i lavori sarebbero proceduti a rilento o sarebbero stati sospesi.
Merci mai pagate, appartamenti rimasti senza infissi o senza pavimenti: accanto ai privati in affari con Di Muccio e Dimitru e parti offese in tribunale, anche alcune ditte locali e con sede fuori provincia. Tra queste Enderle Srl, Janeselli porte, Trento ceramiche, Rover plastik, Finstral Spa, Officine Brennero ed altre facenti capo a imprenditori singoli. Tra i clienti privati, invece, famiglie di Trento, Belluno, Bolzano, Padova, Cadine, Brunico, Bovolone, Sopramonte, Mattarello, Mezzocorona, Tuenno, Ravenna, Noale, Mori e Verona.
Tra questi Mirko Corradini, direttore artistico di EstroTeatro che racconta la brutta esperienza: «Dovevo ristrutturare casa: ho chiesto quattro o cinque preventivi, eliminato il più alto e il più basso e ho scelto questa ditta perché, ahimè, più degli altri mi aveva dato fiducia. Ho firmato il contratto, versato un acconto di 10.000 euro ed è iniziata la demolizione. Ma i lavori sono andati per le lunghe, ho comunque deciso di non chiudere il contratto». Quindi il versamento di altre tranche per un totale di 35.000 euro: «Li ho tutti persi. Erano i risparmi di una vita — prosegue Corradini — Mi è perfino stato consegnato il materiale che ho quindi pagato, poi mi è stato proposto di portarlo in un magazzino perché non si rovinasse, ma non lo ho più visto, è finito nel giardino di un’altra famiglia. Ho sporto una denuncia. L’aspetto economico è pesante, ma è l’umiliazione della truffa il peggio e sapere che i responsabili non sono in carcere. La pena è troppo bassa, è uno scandalo».
Dall’altra parte l’avvocato Giuliano Valer, difensore di Dumitru e di Di Muccio, ripete la tesi sostenuta in aula: «Si tratta di semplici illeciti civili e inadempimenti contrattuali dovuti all’inesperienza e all’incapacità dei miei assistiti nel gestire l’aspetto economico e gli affari. Da sempre sostengo poi che la competenza del reato sarebbe di Rovereto. Per quanto riguarda l’associazione a delinquere sono assenti gli elementi e le disponibilità che possano far individuare aspetti associativi di solo tre persone». BOLZANO Per Alex Schwazer «si apre una strada per Rio 2016 ma deve dimostrare di essere forte e pronto». Lo ha detto il presidente della Federatletica, Alfio Giomi, annunciando che la federazione fino a maggio lascerà «nell’ipotetica squadra 5 posti vuoti nella marcia, perché tranne uno nessun atleta ha dimostrato di essere all’altezza ai mondiali di Pechino, dove l’atletica italiana non è andata così bene». Ma Giomi ha fatto anche una sottolineatura: «Alex deve dimostrare di essere forte e pronto — aggiunge il numero uno Fidal parlando al convegno — l’impatto della riforma della giustizia sportiva sulle federazioni», svoltosi a Roma presso il Circolo Magistrati della Corte dei Conti, perché appena sei giorni dopo il termine della squalifica l’ultima data utile per qualificarsi è quella del 7-8 maggio quando si terrà la Coppa del mondo di Marcia». Proprio ieri il marciatore altoatesino, che terminerà la squalifica per doping il 29 aprile 2016, ha svolto un test ufficioso sui 10 km sulla pista non omologata di Tagliacozzo (L’Aquila) fermando il crono su 8’02”52, a meno di 10 secondi dal record del mondo dello spagnolo Javier Fernandez.