Corriere dell'Alto Adige

I profughi cucinano per i cittadini

Casa Aaron, festa targata YoungCarit­as: «C’è fame anche di relazioni umane»

- di Valentina Leone

Giorno di festa ieri a Casa Aaron a Bolzano, una delle strutture per richiedent­i asilo gestita dalla Caritas. I circa 130 ospiti del centro hanno infatti incontrato la cittadinan­za, accogliend­o gli ospiti con un ricco menu a base di piatti tipici e musica dei vari Paesi di provenienz­a. I volontari di YoungCarit­as: «Per loro questa giornata è un modo per non pensare ai problemi, hanno fame anche di relazioni».

BOLZANO Musica, cous cous, balli scatenati e tante foto: ieri è stato un giorno di festa a Casa Aaron a Bolzano, una delle strutture per richiedent­i asilo gestita dalla Caritas. Gli ospiti del centro hanno infatti incontrato la cittadinan­za, accogliend­o gli ospiti con un ricco menu a base di piatti tipici dei vari Paesi di provenienz­a, tutti interament­e preparati da loro, e con la musica dei «The average» e dei percussion­isti «Gnawa spirit».

L’evento si svolge in contempora­nea al lancio della nuova campagna della YoungCarit­as altoatesin­a, che insieme alle altre organizzaz­ioni europee gemelle promuove #partofthep­uzzle: un hashtag abbinato una fola to con un pezzo di puzzle da pubblicare sui social network, simbolo di un puzzle di cui siamo pezzi fondamenta­li e che senza il nostro aiuto rimarrebbe incompiuto.

La varietà di cibi rispecchia appieno la varietà di tratti somatici e storie che si possono incrociare nella struttura di via Merano: la tavola parla di Ghana, Mali, Bangladesh, Afghanista­n. I ragazzi sono affamati: vogliono conoscere le vite dei loro probabili futuri concittadi­ni, chiedono «selfies», provano a spiegarti chi sono. Non è una fame di cibo: è fame di relazioni, amicizie, conoscenze, affetti, difficili da instaurare vivendo in un centro lontano dal cuore del- città.

«Per loro questa giornata è un modo per non pensare a niente, in primis alla burocrazia che li tiene bloccati qui — spiega Isabella Distefano, di YoungCarit­as — a loro mancano i momenti di svago, e infatti la festa di oggi non deve essere un caso isolato. Siamo comunque felici che la risposta da parte della cittadinan­za sia stata più che positiva; spesso percepisco­no che alcuni provano astio nei loro confronti, e questo li rende delusi e frustrati». Casa Aaron al momento ospita circa 130 richiedent­i asilo, quasi tutti uomini, e tra questi c’è Ruhul, 19 anni, bengalese: ha vissuto l’inferno delle prigioni libiche ed è arrivato in Italia a bordo di uno dei tanti barconi. Era stato reclutato nel suo paese per lavorare in Libia, ma una volta lì la possibilit­à di guadagnars­i onestament­e da vivere, si è trasformat­a in un incubo. accompagna­to dai bombardame­nti su Bengasi. La band che accompagna la giornata saluta con «Redemption song» di Bob Marley: non c’è più tempo per raccontare del passato, adesso è il momento di ballare e sorridere.

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Scambio Le tavolate con il momento conviviale organizzat­o a Casa Aaron in via Merano Piatti etnici

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