Animali, non giocattoli
Ci mancava anche il pitone ritrovato nel biotopo della Valsura, probabilmente abbandonato appositamente da qualcuno che aveva esaurito la carica animalistico-esotica, insomma probabilmente un’egoistica voglia di novità.
Si moltiplicano anche in Alto Adige i casi di «animali di altri continenti» che vengono detenuti — e forse in qualche caso la detenzione è da intendersi proprio come carcerazione — a volte anche illegalmente. Per gli esemplari legali, gli operatori chiedono un registro apposito, ma il problema resta sempre quello della cultura animalista. Sarebbe bello che qualcuno ogni tanto si ricordasse di spiegare esattamente cosa si intende per «cultura animalista». È cliccare un «mi piace» sul video dell’orsetto dall’altra parte del mondo? È marciare per le vie cittadine inneggiando all’orsa Daniza? È mangiare vegano? Adottare 10 gatti sul pianerottolo del condominio? Dare da mangiare ai piccioni sul balcone, che poi gli escrementi colano sui «senza cuore» di sotto? Magari (anche) un po’ di tutto questo.
Ognuno potrebbe dare la sua risposta e ognuna sarebbe forse diversa. Ma forse per tentare di avvicinarsi alla verità, occorre — come in altri campi — guardare ai «comportamenti» più che agli atteggiamenti.
E «comportarsi bene» con gli animali, è la strada giusta, rispettare la loro animalità, i loro istinti e non dargli valenze umane, anche perché ultimamente di esempi dall’Homo Erectus ne arrivano di pessimi.
E la legge? Il signore che aveva il «gatto selvatico» nel maso ha avuto sì guai con la giustizia a livello di carte bollate che magari non aveva, ma di certo — almeno a quanto si è capito — non maltrattava il suo «ospite». Io personalmente non ho un animale mio perché so che sarebbe costretto a tragitti in auto e a tanti soggiorni in posti diversi. Ma per esempio quando vado a casa dei miei, mi godo la gatta anziana e cieca per la quale mio fratello ha costruito una rampa che lei imbocca verso la finestra quando vuole venire in casa a mangiare, bere o a prendersi una carezza (cose che ovviamente ha anche nell’orto tutto suo). Quella gatta ha la massima libertà e nessuno pretende nulla da lei in cambio. Le si vuole bene e basta, per il fatto che con lei si condividono momenti di vita.
Nessuna «umanizzazione». Non come in quel Tg in cui si raccontava di una balena finita dentro le banchine di un porto, con la giornalista che suonava il suo violino: «Lei è lì che giocherella tra i turisti, incuriosita, si è concessa un fuoriprogramma vacanziero...». Sto ancora cercando di capire in che lingua la giornalista avesse intervistato l’animale, che molto probabilmente soffriva tra la nafta degli yacht, dopo aver perso l’orientamento, dicono gli esperti forse a causa anche dei radar delle barche e quant’altro. Ma magari un giorno gli animali potranno parlarci e allora.... Remo Landi
Bolzano