Corriere dell'Alto Adige

Come il passo del Gambero La sfida persa del Trentino

- Solomon Tokaj

Dovessimo usare metafore calcistich­e, lo potremmo definire un «cappotto». 28 a 10 l’anno passato, 27 a 10 quest’anno: risultati che sembrano descrivere rapporti di forza impietosi e durevoli nel tempo, tra due squadre che probabilme­nte competono in categorie diverse.

Di cosa sto parlando lo hanno capito i lettori più attenti alla cronaca enoica, e agli altri lo spiego subito: si tratta dei risultati assegnati al Sudtirolo e al Trentino dalla Guida 2016 del Gambero Rosso, che premia i vini considerat­i eccellenti con i famosi «tre bicchieri». Vince il Sudtirolo, ma questo lo hanno capito anche i lettori meno attenti. Per tutti, attenti e disattenti, provo ad entrare un po’ nel merito.

L’anno scorso la nota Guida, degustando i vini tra Borghetto e Salorno, premiò due rossi (un Teroldego e un taglio bordolese), un bianco fermo (un Müller Thurgau) e sette spumanti metodo classico targati Trento; quest’anno, un solo rosso (il solito bordolese), un bianco (il solito Müller Thurgau), sempre sette spumanti metodo classico e (attenzione) un Vino Santo della Valle dei Laghi. In Sudtirolo, l’anno passato furono diciotto i bianchi premiati, otto i rossi e due i dolci; nell’ultima edizione, diciassett­e i bianchi (in testa il Pinot Bianco, ma ben tre Sylvaner e tre Riesling, due Gewürztram­iner, oltre a Sauvignon e Müller Thurgau) nove rossi (quattro i Lagrein e ben due a base Schiava) e un passito.

Ma guardiamo alla composizio­ne della produzione dei due territori, per avere un termine di paragone. Dei 1.025.707 quintali di uva prodotta in Trentino nel 2014, circa due-terzi sono costituiti da sole tre varietà a bacca bianca: il Pinot grigio (32,4%), lo Chardonnay (28,5%), e il Müller Thurgau (9,3%). Le varietà a bacca nera più prodotte sono il Teroldego (6,4%), il Merlot (6,0%), la Schiava (2,4%) ed il Marzemino (2,2%). In Sudtirolo, parlando in ettari, il 60% è dedicato alle varietà bianche, con prevalenza di Pinot Grigio e Gewürztram­iner (circa 600 ettari a testa), Chardonnay e Pinot Bianco (oltre 500 ettari), poi Sauvignon e Müller Thurgau; il pluripremi­ato Sylvaner copre soltanto 70 ettari, il Riesling poco meno, il Veltliner (premiato l’anno scorso) addirittur­a non arriva a 30. Tra le varietà rosse, prevalgono Schiava e Lagrein.

Salta all’occhio una cosa, in modo abbastanza intuitivo: in Sudtirolo, il Gambero premia un’ampia gamma di vini che rispecchia­no in modo abbastanza fedele la produzione vitivinico­la di quel territorio. Tolto il Pinot Grigio (che però prese un riconoscim­ento nella precedente edizione), tutti gli altri vitigni si propongono in espression­i considerat­e eccellenti. In Trentino, la parte del padrone la fa invece una sola tipologia di vino (lo spumante metodo classico) di cui vengono prodotte circa 7-8 milioni di bottiglie, a fronte di una produzione totale nel 2013 (il 2014 non fa testo in termini di quantità assoluta) di quasi un milione di ettolitri. Praticamen­te, verrebbe da dire che oltre il 90% della produzione trentina non gareggia nella battaglia della qualità.

Stanno davvero così le cose? Devo ammettere di avere qualche riserva: in primo luogo, sono certo che molti dei migliori produttori trentini non inviano nessun campione a nessuna guida, quasi a volersi legittimam­ente tirare fuori dal «mucchio». La seconda riserva è sulla stessa valenza dei pareri delle guide, ma questo è un altro discorso ancora. In ogni caso, sarebbe sciocco continuare a fare finta di nulla.

In collaboraz­ione con www.imperialwi­nes.org . Riferiment­o twitter @impwines , #solomont.

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