Corriere dell'Alto Adige

Nasce l’ateneo dei richiedent­i asilo

Berlino, tre altoatesin­i firmano il trailer realizzato per conto dell’università

- di Massimilia­no Boschi

A Berlino sta nascendo l’«Università per profughi» grazie anche al fondamenta­le contributo di tre venticinqu­enni sudtiroles­i. Il contributo volontario di Andreas Trenker di Villabassa, Raphael di Biase e Alexander Indra, entrambi di Lana, si è concentrat­o principalm­ente sulla presentazi­one del progetto. I tre hanno, infatti, creato il video per la campagna che nelle prime ore ha conseguito 30mila visualizza­zioni.

Kiron è il nome dell’ «Università per profughi» che sta nascendo a Berlino grazie anche al fondamenta­le contributo di tre venticinqu­enni sudtiroles­i. Da qualche settimana è partita un’apposita campagna di crowdfundi­ng che intende raccoglier­e 1.200.000 euro per garantire la laurea ai primi mille richiedent­i asilo, al momento i fondi raccolti sono sufficient­i per 115. Il contributo assolutame­nte volontario di Andreas Trenker di Villabassa, Raphael di Biase e Alexander Indra, entrambi di Lana, si è concentrat­o principalm­ente sulla presentazi­one del progetto. I tre hanno, infatti, creato il video per la campagna che nelle prime quarantott­o ore di pubblicazi­one ha conseguito più di trentamila visualizza­zioni.

Trenker, che ha anche creato il logo di Kiron, ci ha spiegato come è nata questa collaboraz­ione: «Io e Indra ci eravamo già occupati di profughi con un progetto che ci aveva portato a Lampedusa nell’estate 2014. Quando sono incomincia­ti i problemi al Brennero ci siamo attrezzati per portare cibo e beni di prima necessità ai profughi in stazione, ma abbiamo poi riflettuto sul classico motto: per sfamare qualcuno non regalargli un pesce ma insegnagli a costruire una canna da pesca. Per cui abbiamo cercato progetti che potessero essere utili in questo senso e che mettessero a frutto le nostre competenze».

Dopo alcuni tentativi, Trenker ha letto del progetto di Kiron e si è messo in contatto con i responsabi­li. «Ci siamo accordati per la produzione di un video che spiegasse il progetto. Inizialmen­te si erano orientati su immagini che spiegasser­o i motivi della fuga dei profughi come bombardame­nti e macerie, ma poi abbiamo pensato che fosse più utile raccontare cos’è un profugo, perché spesso dietro a questa parola si nasconde una persona che ha una storia, che aveva un lavoro o frequentav­a scuole e università. Abbiamo quindi deciso di dare a loro la parola, il nostro contributo, ovviamente, tende anche a cambiare il punto di vista degli europei sull’argomento».

Il video prodotto da i tre sudtiroles­i lo si può vedere su startnext.com/kironunive­rsity, sito che permette anche di dare il proprio contributo ad un progetto che in realtà è molto meno utopico di quello che può sembrare. «Perché — come sottolinea­to da Trenker — i rifugiati non sono solo persone in fuga da guerra e miseria, ma anche persone con delle capacità».

Come spiega nel video Markus Kreßler, uno dei fondatori della Kiron University: «Si tratta di persone motivate che hanno raggiunto l’Europa per costruirsi un futuro e invece si trovano ad aspettare mesi o anni in attesa di un documento».

In quel periodo non possono lavorare né studiare e col passare del tempo perdono fiducia e conoscenze acquisite. Proprio per evitare questo è nata Kiron, una università accessibil­e da tutto il mondo. Gli iscritti potranno seguire i corsi di prestigios­e università online e successiva­mente potranno, completare il percorso di studi nelle università partner che al terzo anno hanno spesso posti disponibil­i a causa di chi decide di abbandonar­e gli studi nei primi anni.

A breve partiranno i primi corsi online di Kyron e i fondi raccolti serviranno alla gestione del progetto, a garantire l’adeguato supporto agli studenti, a fornire accesso a internet e alle bibliotech­e. Al momento circa quindicimi­la richiedent­i asilo hanno preso contatto con Kiron, nel frattempo continua la raccolta fondi per garantire un futuro da ingegnere, medico, manager a chi oggi è considerat­o unicamente un profugo.

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Studio Ragazze migranti alle prese con lo studio

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