Una Mela per un’idea Il progetto di Marzadro
Metti una sera al Muse, un abbraccio inaspettato e l’opera d’arte è servita. Flavio Marzadro, artista trentino residente a Salvador di Bahia, in Brasile, torna a casa con un delizioso «do ut des».
Una mela in cambio di un ricordo, un frammento di quelle emozioni che si provano di fronte alla domanda: «MeLa dici la tua idea di Trentino?». Perché è così che Flavio si presenta ai migliaia di visitatori che ogni giorno raggiungono il Museo della scienza di Trento: «Attoniti, all’aprirsi delle mie braccia, fanno un passo indietro. Poi, è un attimo, è iniziano a raccontarmi della loro terra» — spiega l’artista che in una settimana (l’esperimento è partito lo scorso 18 settembre) ha già raccolto 400 dediche, 60 interviste video e una serie innumerevole di oggetti.
Tra questi, un paio di ramponi, 2 kg di peso e sessant’anni sulle spalle: «Il mio Trentino è la montagna selvaggia di quando ero giovane» - mi ha detto il donatore. E ancora: un pezzo di corteccia del 1870, «ruvida fuori e morbida dentro, proprio come i trentini», una pietra del lago di Garda, un mucchietto di bacche e tanti, tantissimi, disegni nati dalla creatività dei più piccoli.
In cambio, una mela arrivata direttamente da Brancolino di Nogaredo, dove la famiglia dell’artista coltiva frutti da generazioni. «È il mio modo di pensare a casa quando sono lontano: l’odore dell’erba, gli alberi in fila, ecco le mie radici più profonde, una fusione unica tra materialità e immaterialità» racconta Flavio che porterà avanti lo scambio ancora il 2, il 3 e il 4 ottobre attendendo i visitatori nella lobby del Muse.
«È un’opportunità irrinunciabile per il nostro Museo, un modo non convenzionale per lavorare sui livelli soggettivi della nostra identità territoriale, tema importante, che sentiamo a noi molto vicino» ha infatti commentato il direttore Michele Lanzinger.
Al termine dello scambio, avrà inizio la vera e propria creazione: gli oggetti e i racconti raccolti, infatti, si trasformeranno in un’opera d’arte. Un puzzle di narrative collettive, espressione di un percorso coinvolgente e partecipato, che darà vita a I have A Dream, questo il nome scelto per l’opera, in omaggio alla celebre frase pronunciata da Martin Luther King nel 1963. Opera che, una volta pronta, sarà restituita al pubblico che potrà ammirarla a Palazzo delle Albere.
«Tutto è relazionale, creativo, l’arte ritorna ai suoi ispiratori primari» precisa Flavio che in passato ha operato con lo stesso approccio a Salvador de Bahia, dove ha intervistato dipendenti museali a contatto con statue e graffiti e che, con il quadro Sublimazione Teologica II, ha vinto il 1° premio al concorso del Salone della Bahia di Feira de Santana nel 2013.