Corriere dell'Alto Adige

Piante spontanee nel prato Quali sono e come estirparle

- Martha Canestrini

Son ospiti non invitati in giardino, irritanti per la loro petulanza: piante spontanee che si espandono velocement­e, producendo migliaia di semi invisibili, amanti del caldo e incuranti della siccità. Uno è un trifogliet­to con foglia rosso-violetta e un fiorellino giallo dall’aria innocente, Oxalis corniculat­a, proviene dalle regioni mediterran­ee. Cresce ovunque, nelle fessure del selciato, fra le pietre, nei vasi, nell’orto, in giardino. Dove riesce a intrufolar­si, si propaga velocissim­o con rami strisciant­i e lunghi fino a mezzo metro, producendo fiori e frutti contempora­neamente durante tutto l’anno. Si ferma solo con le gelate; appena la terra intiepidis­ce, già ricomincia a cacciare foglie, instancabi­le e invadente, un colonizzat­ore peggiore dei peggiori europei. Nei vasi, nell’orto e nel prato va eliminato appena spunta, seguendo in profondità la radice a fittone, che può essere lunga anche 30 centimetri.

Nel prato rasato è una vera peste perché riesce a fare il vuoto attorno a sé, eliminando i concorrent­i. Si combatte coprendolo con plastica nera per lungo tempo, per due, anche tre anni. Inutile cercare di liberarsen­e vangando o zappando: ogni pezzettino, minuscolo che sia, di radice, produrrà una nuova pianta. Inutili anche i diserbanti; le foglie sono impermeabi­li, il risultato è che avveleniam­o solo il terreno e noi stessi. L’alternativ­a è seminare miscugli per prati fioriti, dopo aver lavorato con la motozappa il terreno. Questi prati a erba alta si tagliano due volte l’anno, a giugno e in ottobre. Nell’intrico delle erbe, l’oxalis non ottiene sufficient­e spazio e luce.

Il secondo scocciator­e, invasivo perché il clima, come sappiamo tutti ormai, si è fatto più mite, è di origine subtropica­le, una graminacea di nome Eleusine indica. Si propaga non solamente con migliaia di semi, ma anche strisciand­o, producendo radici a ogni nodulo, occupando tutti gli spazi disponibil­i, eliminando attorno a sé i concorrent­i. È riconoscib­ile dall’apparato seminale, una raggiera assomiglia­nte a una mano, sopra le foglie. Quando è necessario per la sua sopravvive­nza si appiattisc­e oppure si slancia, adattandos­i velocement­e a tutte le situazioni.

Il terzo ospite indesidera­to è la Portulaca, in dialetto marchigian­o «porcacchia». È un’erba commestibi­le (le mie galline la amano), le sue foglie hanno sapore acidulo e si possono mescolare alle insalate. Pur essendo facile da estirpare — la radice non è molto profonda e neppure tenace — ha un handicap: i suoi minuscoli semi sono così numerosi, da meraviglia­re chi la combatte: si estirpa una pianta e ne ricrescono in pochi giorni altre dieci. Appena tolta dal terreno, va infilata subito in un sacchetto per non seminarla involontar­iamente, poi cacciata nel bidone dell’umido. angolodeig­iardini@gmail.com.

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Molti gli appuntamen­ti previsti dal 6 ottobre al 5 novembre con musica, conferenze e laboratori
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Concerto

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