Piante spontanee nel prato Quali sono e come estirparle
Son ospiti non invitati in giardino, irritanti per la loro petulanza: piante spontanee che si espandono velocemente, producendo migliaia di semi invisibili, amanti del caldo e incuranti della siccità. Uno è un trifoglietto con foglia rosso-violetta e un fiorellino giallo dall’aria innocente, Oxalis corniculata, proviene dalle regioni mediterranee. Cresce ovunque, nelle fessure del selciato, fra le pietre, nei vasi, nell’orto, in giardino. Dove riesce a intrufolarsi, si propaga velocissimo con rami striscianti e lunghi fino a mezzo metro, producendo fiori e frutti contemporaneamente durante tutto l’anno. Si ferma solo con le gelate; appena la terra intiepidisce, già ricomincia a cacciare foglie, instancabile e invadente, un colonizzatore peggiore dei peggiori europei. Nei vasi, nell’orto e nel prato va eliminato appena spunta, seguendo in profondità la radice a fittone, che può essere lunga anche 30 centimetri.
Nel prato rasato è una vera peste perché riesce a fare il vuoto attorno a sé, eliminando i concorrenti. Si combatte coprendolo con plastica nera per lungo tempo, per due, anche tre anni. Inutile cercare di liberarsene vangando o zappando: ogni pezzettino, minuscolo che sia, di radice, produrrà una nuova pianta. Inutili anche i diserbanti; le foglie sono impermeabili, il risultato è che avveleniamo solo il terreno e noi stessi. L’alternativa è seminare miscugli per prati fioriti, dopo aver lavorato con la motozappa il terreno. Questi prati a erba alta si tagliano due volte l’anno, a giugno e in ottobre. Nell’intrico delle erbe, l’oxalis non ottiene sufficiente spazio e luce.
Il secondo scocciatore, invasivo perché il clima, come sappiamo tutti ormai, si è fatto più mite, è di origine subtropicale, una graminacea di nome Eleusine indica. Si propaga non solamente con migliaia di semi, ma anche strisciando, producendo radici a ogni nodulo, occupando tutti gli spazi disponibili, eliminando attorno a sé i concorrenti. È riconoscibile dall’apparato seminale, una raggiera assomigliante a una mano, sopra le foglie. Quando è necessario per la sua sopravvivenza si appiattisce oppure si slancia, adattandosi velocemente a tutte le situazioni.
Il terzo ospite indesiderato è la Portulaca, in dialetto marchigiano «porcacchia». È un’erba commestibile (le mie galline la amano), le sue foglie hanno sapore acidulo e si possono mescolare alle insalate. Pur essendo facile da estirpare — la radice non è molto profonda e neppure tenace — ha un handicap: i suoi minuscoli semi sono così numerosi, da meravigliare chi la combatte: si estirpa una pianta e ne ricrescono in pochi giorni altre dieci. Appena tolta dal terreno, va infilata subito in un sacchetto per non seminarla involontariamente, poi cacciata nel bidone dell’umido. angolodeigiardini@gmail.com.