IL VERO TEMPO DEL RUGBY
Non è passata sotto silenzio la recente manifestazione davanti al Municipio di Bolzano che ha visto protagonisti numerosi ragazzi del Sudtirolo rugby. Tecnici e appassionati erano scesi in piazza, accompagnati da parenti (pure una simpatica nonna), per chiedere al Comune maggiore attenzione e soprattutto spazi dove potersi allenare. A volte, hanno detto, è capitato che 120 giocatori si ritrovassero contemporaneamente sullo stesso campo. Una situazione insostenibile.
Spagnolli non reagì bene alla protesta definendola «inutile e controproducente», contrapponendo in qualche modo il rugby al calcio. In sostanza, a Bolzano, i campi sportivi sarebbero insufficienti per tutti, pure per i calciatori. Se 300 rugbisti protestano, altrettanto potrebbero fare i tremila che praticano il calcio, spiegò l’allora sindaco. Insomma, una questione esclusivamente di numeri.
La protesta però è servita e una soluzione accettabile, come ha spiegato con soddisfazione il presidente del Sudtirolo rugby, Claudio Zanellato, è stata trovata grazie anche all’ufficio sport comunale. I ragazzi del rugby avranno a disposizione altre tre possibilità settimanali di allenamento per otto ore complessive in un campo di via Resia. Ha dato una mano anche l’ex sindaco a sbloccare la situazione? Sarebbe bello pensare fosse così.
I ragazzi del Sudtirolo sognano, ovviamente, un campo tutto loro. Il rugby è l’unico sport a non averlo: né in città, né in tutta la provincia che pure fa della pratica sportiva diffusa un suo vanto. A Bolzano i campi sportivi sono insufficienti. Il calcio, ovviamente, la fa da padrone. Soluzioni ce ne sarebbero se qualcuno pigliasse l’iniziativa giusta. Ad esempio, nella zona dell’aeroporto esiste una vasta area demaniale vuota e inutilizzata: magari se ne occuperà la prossima giunta comunale, quando ci sarà.
Se però allo sport si riconosce veramente un ruolo educativo, allora il rugby merita davvero un’attenzione tutta speciale. È nota infatti la prassi del terzo tempo. Nel rugby dopo ogni partita i ragazzi delle due squadre, che in campo si sono confrontati con fisicità notevole nei due tempi regolamentari, hanno davanti un terzo tempo da affrontare obbligatoriamente: si tratta di un momento in cui mangiano insieme e fanno amicizia. In campo, naturalmente, l’arbitro si rispetta: niente contestazioni, proteste, cori insultanti. La parola «rissa» non appartiene al vocabolario rugbistico. Decisamente un altro mondo.