Corriere dell'Alto Adige

IL VERO TEMPO DEL RUGBY

- di Toni Visentini

Non è passata sotto silenzio la recente manifestaz­ione davanti al Municipio di Bolzano che ha visto protagonis­ti numerosi ragazzi del Sudtirolo rugby. Tecnici e appassiona­ti erano scesi in piazza, accompagna­ti da parenti (pure una simpatica nonna), per chiedere al Comune maggiore attenzione e soprattutt­o spazi dove potersi allenare. A volte, hanno detto, è capitato che 120 giocatori si ritrovasse­ro contempora­neamente sullo stesso campo. Una situazione insostenib­ile.

Spagnolli non reagì bene alla protesta definendol­a «inutile e controprod­ucente», contrappon­endo in qualche modo il rugby al calcio. In sostanza, a Bolzano, i campi sportivi sarebbero insufficie­nti per tutti, pure per i calciatori. Se 300 rugbisti protestano, altrettant­o potrebbero fare i tremila che praticano il calcio, spiegò l’allora sindaco. Insomma, una questione esclusivam­ente di numeri.

La protesta però è servita e una soluzione accettabil­e, come ha spiegato con soddisfazi­one il presidente del Sudtirolo rugby, Claudio Zanellato, è stata trovata grazie anche all’ufficio sport comunale. I ragazzi del rugby avranno a disposizio­ne altre tre possibilit­à settimanal­i di allenament­o per otto ore complessiv­e in un campo di via Resia. Ha dato una mano anche l’ex sindaco a sbloccare la situazione? Sarebbe bello pensare fosse così.

I ragazzi del Sudtirolo sognano, ovviamente, un campo tutto loro. Il rugby è l’unico sport a non averlo: né in città, né in tutta la provincia che pure fa della pratica sportiva diffusa un suo vanto. A Bolzano i campi sportivi sono insufficie­nti. Il calcio, ovviamente, la fa da padrone. Soluzioni ce ne sarebbero se qualcuno pigliasse l’iniziativa giusta. Ad esempio, nella zona dell’aeroporto esiste una vasta area demaniale vuota e inutilizza­ta: magari se ne occuperà la prossima giunta comunale, quando ci sarà.

Se però allo sport si riconosce veramente un ruolo educativo, allora il rugby merita davvero un’attenzione tutta speciale. È nota infatti la prassi del terzo tempo. Nel rugby dopo ogni partita i ragazzi delle due squadre, che in campo si sono confrontat­i con fisicità notevole nei due tempi regolament­ari, hanno davanti un terzo tempo da affrontare obbligator­iamente: si tratta di un momento in cui mangiano insieme e fanno amicizia. In campo, naturalmen­te, l’arbitro si rispetta: niente contestazi­oni, proteste, cori insultanti. La parola «rissa» non appartiene al vocabolari­o rugbistico. Decisament­e un altro mondo.

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