Troppo garantismo
Negli Stati Uniti il conducente che aveva provocato l’incidente stradale in cui morì un’imprenditrice bolognese in viaggio di nozze, è stato condannato a 42 anni di carcere (l’accusa, secondo quanto hanno riferito i mass media statunitensi aveva chiesto la pena di morte).
Rimarca, questa condanna, gli incomprensibili ed eccessivi ritardi della nostra legislazione, che non consente di punire severamente chi al volante provoca con colpa grave la morte di qualcuno. E il cui atto dovrebbe essere punito con un reato del quale si parla da molto ma che ancora non esiste: l’omicidio stradale.
Non c’è quindi purtroppo da stupirsi se per il guidatore omicida di via Rovigo sia prevista una riduzione di pena, nonostante (fatto insolito) sia riconosciuto l’omicidio volontario, sorretto da dolo eventuale, dell’imputato.
Quello che proprio non riesco da cittadino ad accettare, nonostante la legge lo preveda, è che un latitante, perché di questo si tratta dato il guidatore posto agli arresti domiciliari ha pensato bene di abbandonare l’Italia, debba godere, dopo due gradi di giudizio, di un ulteriore processo in Corte d’assise d’appello, con tra l’altro ulteriori costi a carico della collettività.
La verità è che siamo un Paese troppo garantista. Una garanzia a senso unico però, dato non si pensa mai a garantire le vittime o i familiari delle stesse, ma esclusivamente gli autori dei reati. Claudio Della Ratta
BOLZANO