L’EX SIGNORA HOLLANDE E QUEI RITOCCHI CHIRURGICI
«Ho 50 anni e lo so»: così Valerie Trierwailer, ex compagna del presidente francese François Hollande, forse tra le first lady meno amate nella storia dell’Eliseo, ha risposto alla valanga di polemiche su una sua foto evidentemente ritoccata. La signora— apparsa rinata e senza una ruga su una rivista giapponese, sopravvissuta a un tradimento appreso a mezzo stampa, un ricovero in ospedale e la messa alla porta da parte del leader socialista — probabilmente ha infastidito le molte donne che vedono negli aiuti di photoshop o del chirurgo plastico un affronto alla femminilità «al naturale». Del resto, Trierwailer, che pure non vanta nobili origini ma solo una carriera da giornalista e un appartamento in un quartiere medioborghese di Parigi, è stata presto etichettata come il simbolo della donna scaltra e arrivista, di una bellezza artificiale distante anni luce da quella delle sue coetanee comuni mortali. Non importa se poi ciascuna di noi, nel nostro piccolo, abbia spesso un rapporto più che complicato con la bilancia, anche quando si parla di pochi etti di troppo, e se la maggior parte delle donne cerchi a suo modo di piacersi e piacere. Sono sicura che tante, tra quelle che hanno puntato il dito contro Valerie, non ricorrerebbero mai alle abili mani di un chirurgo; sono però altrettanto convinta che più di qualcuna, potendo contare su un conto in banca adeguato, ci farebbe almeno un pensierino. Stupisce poi che nessuna delle coraggiose commentatrici abbia almeno insinuato che forse, dietro le fissazioni sul bell’aspetto e la pelle da quindicenne, ci siano spesso i mariti-compagni-ex coniugi i quali, con sapidi commenti e battute taglienti, sono quasi sempre i primi fautori di un’autostima ai minimi termini. La vicenda personale di Trierwailer, d’altronde, parla proprio di un uomo alla perenne ricerca di donne sempre più giovani e sempre più belle, talmente ostinato da fare la figura del fedifrago qualsiasi, lasciandosi fotografare in fuga in motorino con una busta di croissant: troppo facile sparare a zero su colei che lo attendeva, ignara, a pochi isolati di distanza.
le confesso di aver sorriso con un filo di allegria leggendo la sua lettera. Fa piacere ogni tanto trovare qualcuno che interviene su un giornale o alla radio non per prendersela con Renzi, i sindacati, Putin, Benko, Spagnolli, la Svp, il Pd, i Verdi, ma per un’altra questione apparentemente minore. Dico apparentemente a ragion veduta, perché la storia relativa alla signora Valerie Trierwailer — così lontana geograficamente da noi eppur così vicina nell’esperienza di molti — ci riporta in fondo a esplorare i tanti aspetti della natura umana. Problemi di quelli che, per intenderci, non muoiono mai.
Parlare della voglia di piacere (in senso estetico) che hanno le persone non è banale. Si collega, in fondo, alla considerazione che si ha di se stessi, all’idea del tempo che passa con tutto quanto comporta,compreso l’inevitabile decadimento fisico. A volte non solo, fatto questo ancor più serio. Per cui, in fondo, a simili fenomeni e a tali comportamenti guardo con un po’ di allegra accondiscendenza. Li trovo soprattutto divertenti ma solo quando non diventano ridicoli: il confine è spesso labilissimo. Naturalmente, poi, come lei sa i ritocchi fotografici e chirurgici non riguardano solo la fetta del gentil sesso che li pratica. E nemmeno è un’esclusiva femminile la lodevole voglia di piacere al proprio parner. Le basti ricordare i ritocchi — fotografici e no — di Silvio Berlusconi.