ORA UNA SINDACA PER IL CAPOLUOGO
Una donna sola al comando. Dopo l’implosione della giunta guidata dal sindaco Spagnolli, in municipio si è insediata la viceprefetta De Carlini, alla quale, salvo cambi di programma, spetterà condurre la città verso le elezioni che si dovrebbero tenere tra maggio e giugno.
Con il suo arrivo – di carattere assolutamente tecnico e super partes — si completa così il poker tutto femminile che ha caratterizzato la tumultuosa uscita di scena di Spagnolli e della sua instabile maggioranza. Vogliamo ricordare le altre protagoniste? Per una ragione o per l’altra hanno dimostrato carattere e una scarsa propensione alla duttilità. La prima è l’assessora comunale Chiara Pasquali. Aveva capito subito che arietta velenosa tirava dopo il voto di maggio. Come ha spiegato chiaramente durante la prima seduta del nuovo consiglio, sulla questione megastore era stata lasciata con il classico cerino in mano dal primo cittadino, dal Pd e dall’Svp, in quella fase disposti a sacrificare il progetto. Pasquali si era poi assunta la responsabilità della delibera sull’operazione via Alto Adige, invitando il sindaco a firmare l’accordo di programma, quindi aveva tolto il disturbo con grande stile. Ironia del destino: tre mesi dopo il sindaco quell’accordo lo ha firmato e poi è andato a casa pure lui.
La seconda donna che ha segnato la brevissima e tormentata legislatura si chiama Anna Pitarelli, lobbysta benkiana, che l’Svp credeva di disinnescare, candidandola. Invece lei si è dimostrata un osso duro, altro che disciplina di partito. Quando si è trattato di votare la fiducia a Spagnolli, che faceva di nuovo gli occhi dolci ai Verdi, ha detto: «No grazie, questo è un compromesso marcio». L’Svp a quel punto le ha sventolato sotto il naso il cartellino rosso: espulsa per tre anni. Mossa inutile e tardiva. Se è furba (e in merito non abbiamo dubbi), in primavera l’inflessibile Anna si candiderà con una civica, causando non pochi dolori alla Stella alpina.
Terza e ultima signora che ha rovinato il sonno a molti: la verde Cecilia Stefanelli, per nulla disposta a fare da cameriera al sindaco. Spiazzata dall’atteggiamento ondivago dei Verdi, si è rifiutata di appoggiare Spagnolli e ha sbattuto la porta pure lei, non senza lasciarci in eredità una dichiarazione illuminante: «Questa politica è un pantano». In effetti nel pantano ci siamo fino al ginocchio. Dobbiamo uscirne e ci occorre un serio cambio di rotta. Sempre per restare in tema di donne, lancio una proposta su cui riflettere: e se il prossimo sindaco fosse invece una sindaca?