Ora di religione, crescono le proteste Oberhofer: tutti devono studiarla
vescovo e l’educazione religiosa sarebbe un’ora obbligatoria che crea integrazione invece segna profondamente la differenza e lo fa in termini di esclusione. Tu non fai religione, perché sei diverso. Come possa essere considerata un’alternativa mettere i bambini in fondo alla classe o, come nel nostro caso, in un’altra classe (con compagni e maestre che non si conoscono) mi resta un mistero» aggiunge ancora Erika.
La questione riguarda specialmente le scuole italiane dove le richieste di esenzione sono quasi doppie rispetto alla scuola tedesca. Alle elementari tedesche l’esonero è chiesto dal 4,7% degli studenti, alle medie siano al 4,3% mentre alle superiori al 4,4%. La scuola italiana invece viaggia in doppia cifra: l’11,8% alle elementari, il 12,2 % delle medie e il 14,7% alle superiori. Il trend, complice una forte presenza di stranieri, è in aumento un po’ ovunque. E, se c’è chi battaglia per l’esonero c’è anche chi invece cerca di fare di tutto affinchè la religione venga insegnata a tutti. In prima fila c’è la consigliera dei Freiheitlichen Tamara Oberhofer che in più di un’occasione si è schierata dalla parte degli insegnati di religione.
«Io — spiega — sono convinta che la religione sia una materia fondamentale che dovrebbe essere valutata come tutte le altre. Solo nell’ora di religione è possibile parlare di valori e di questioni personali. E sempre la religione è una componente fondamentale per l’integrazione degli stranieri: come si fanno a conoscere le nostre tradizioni se non si studia la religione a cui sono legate — si domanda —. Purtroppo però la religione è sempre più bistrattata, abbiamo invece tanti insegnanti motivati che vorrebbero fare di più ma non possono». Oberhofer ha presentato un’interrogazione per chiedere chiarimenti sulle lezioni di etica impartite dalla scuola Pestalozzi ai ragazzi esonerati dalla religione. «Bisogna spiegare l’importanza dell’ora di religione e non rendere più attraenti le attività alternative altrimenti — conclude Oberhofer — il numero di rinunce è destinato ad aumentare ulteriormente».