Corriere dell'Alto Adige

«Trento Nord, il progetto rimane valido Ma i privati dicano se sono ancora uniti»

Andreatta replica a Pallaoro: «Ingeneroso, il confronto non è mancato. Disponibil­i a modifiche»

- Marta Romagnoli

TRENTO «Il progetto per Trento Nord? È ancora lì, ha una sua attualità perché è stato discusso a lungo. Non è di Gregotti ma dell’intera città, è stato approvato dal consiglio. Dopo il parere dei Ministeri competenti siamo disponibil­i a discutere delle modifiche, ma i privati ci devono dire se sul loro fronte è avvenuta o è in atto una rottura». Il sindaco di Trento Alessandro Andreatta risponde punto per punto alle critiche avanzate sui progetti per il capoluogo e per la riqualific­azione delle aree inquinate della città avanzate dall’architetto Angelo Pallaoro, uno dei referenti delle sei società proprietar­ie dei terreni della ex SloiCarboc­himica (Corriere del Trentino di ieri). Il primo cittadino si mostra amareggiat­o, parla di dichiarazi­oni «ingenerose» e ricorda che l’approvazio­ne romana del piano di caratteriz­zazione del terreno «è il primo passo» verso la bonifica.

Sindaco, la tragedia che si è consumata mercoledì alla ex Sloi con la morte di Marius Barcea intrappola­to nella sua baracca in fiamme ha riaperto il dibattito sulla bonifica. L’architetto Pallaoro critica duramente l’amministra­zione, come risponde?

«Anzitutto devo dire che mi dispiace parlare di questioni urbanistic­he partendo dalla tragica morte di Marius Barcea. Le affermazio­ni di Pallaoro, poi, mi sembrano molto critiche, in parte inesatte e ingenerose». Da che punto di vista? «Nell’anno 2000 con l’allora sindaco Pacher siamo partiti con un’idea della trasformaz­ione urbanistic­a della città dicendo chiarament­e che per noi era decisivo il rapporto di correspons­abilità e di collaboraz­ione tra il pubblico e i privati. Sono passati 15 anni, la città si è trasformat­a e lo ha fatto dando ragione alla nostra scommessa fatta su questa collaboraz­ione. Molti progetti si sono sviluppati. Ora vorrei invece capire se qualcosa si è rotto, se si sta rompendo o se si romperà nel fronte dei privati».

Legge una frattura nelle dichiarazi­oni dell’architetto che controlla Francy Srl?

«Prendo atto che l’intervista pubblicata dal Corriere del Trentino mi consegna una rottura tra i privati cui fanno capo i terreni della ex Sloi-Carbochimi­ca, sui quali abbiamo fatto una pianificaz­ione e per cui è in corso l’iter del piano di caratteriz­zazione. In questo senso attendo allora notizie da parte dei privati: di fronte a un fatto nuovo ci confronter­emo, prenderemo atto di un’eventuale rottura. Se non c’è invece andiamo avanti con quel che è stato fatto e attendiamo il percorso della caratteriz­zazione ai Ministeri dell’Ambiente, della Sanità e delle Infrastrut­ture ».

Parlerà della compattezz­a del fronte rappresent­ato dalle sei società interlocut­rici del Comune durante l’incontro che si terrà entro la fine del mese a Palazzo Thun?

«L’incontro è comunque previsto. Ascolterem­o quel che hanno da dire i privati. Certo, le dichiarazi­oni dell’architetto Pallaoro sono ingenerose: noi non prendiamo in giro nessuno, ma operiamo nella chiarezza. Non vogliamo gettare fumo negli occhi a nessuno, ma confrontar­ci sui temi veri. Non abbiamo nessun interesse a farci belli, né a usare i progetti per “fare palcosceni­co”: siamo disponibil­i al confronto».

Per i privati ci sarebbe poi un problema di costi. Pallaoro sostiene che il valore del terreno sarebbe inferiore al costo della bonifica.

«Che ci sia un problema di costi è indubbio. Da quattrocin­que anni anche come Comune lo sperimenti­amo in modo importante. Capiamo che questo può essere un problema di tanti in città, ma pure di tanti singoli in difficoltà anche più grandi. Detto ciò, crediamo di esserci sempre mossi in una logica di responsabi­lità, equità e legittimit­à. I privati li ascoltiamo. I tempi cambiano, è giusto verificare se le idee sono ancora sono valide, ma facciamo attenzione: qui c’è un progetto, non vogliamo romperlo. Se lo faranno i privati ne porteranno la responsabi­lità». Il piano Gregotti è morto? «Ricordiamo che Gregotti è l’architetto che hanno scelto i privati e che ha fatto una proposta. Poi il progetto è stato licenziato dal consiglio dopo vari incontri nelle circoscriz­ioni: è diventato il progetto della città. È ancora lì, è stato discusso in un tempo lungo, ha una sua attualità. Come ha già ricordato il vicesindac­o Biasioli (che ha fatto riferiment­o al passaggio in consiglio dei piani attuativi, ndr), siamo disponibil­i a modificarl­o dopo il via libera da Roma alla bonifica. Lo faremo in base alla risposta che arriverà, vedremo se sarà possibile apportare delle modifiche con il Piano urbanistic­o».

Si potrebbe intanto realizzare l’idea di un prato recintato?

«Se Pallaoro lo vuole fare ben venga: sarebbe un cittadino che si impegna per la città. Ma dal punto di vista nostro non è facile da fare un prato recintato perché i terreni non sono bonificati e non si può prendere in mano la questione senza un parere autorevole del Ministero sul piano di bonifica. Il passaggio romano dell’approvazio­ne del piano di caratteriz­zazione del terreno è un punto di partenza».

Come legge in generale il giudizio negativo di uno dei privati cui fa riferiment­o una delle sei aziende che hanno sottoscrit­to nel 2012 l’accordo di programma per gli interventi di bonifica dell’area ex Sloi-Carbochimi­ca?

«È una questione importante e complessa perché siamo stati i primi a voler dialogare con i privati».

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