Corriere dell'Alto Adige

COLOSSEO CHIUSO E TRAM FERMI QUANDO I SINDACATI ESAGERANO

- Rolando Tait

Hanno fatto scalpore le lunghe file fuori dal Colosseo mentre dentro era in corso un’assemblea sindacale. L’altro ieri, un sindacato minoritari­o ha bloccato metropolit­ana e bus di Roma: la Capitale è piombata così nel caos più assoluto e i cittadini, impotenti, non hanno potuto fare altro che accettare, rabbiosi, una situazione che oggettivam­ente ha superato il limite della decenza. I due fatti mi hanno spinto a una riflession­e. Mi sto godendo la pensione, a mio avviso meritata. Nella mia vita profession­ale ho sempre difeso i sindacati e ancora oggi li considero necessari per la tutela dei lavoratori. Ci vuole però responsabi­lità. Non si può costringer­e migliaia di persone a rimanere in coda per ore fuori dal Colosseo o sotto l’acqua davanti a una fermata ad aspettare un bus che mai arriverà. Le assemblee sindacali sono un diritto sacrosanto, sia chiaro. Ma non possono penalizzar­e intere città. Tali proteste hanno sollevato, ancora una volta, l’urgenza di trovare una soluzione. Un primo passo è stato fare ricadere i beni culturali tra i servizi pubblici essenziali in modo da evitare chiusure selvagge. Il governo, che critico per avere verso i sindacati posizioni molte volte rigide, in questo caso specifico si è mosso tempestiva­mente trovando una soluzione più che condivisib­ile. Non potevamo, come Paese, continuare a dare una pessima immagine e trasmetter­e un senso di impotenza ai cittadini e ai milioni di turisti che quotidiana­mente scelgono di vistare le nostre città. Non basta però il governo, anche i sindacati ritengo siano chiamati a fare un salto di qualità, ossia evitare di fare ricadere sui cittadini gli effetti delle loro legittime proteste.

concordo con tutte le sue osservazio­ni. Il problema, come lei ben sa, non è nuovo. In una società sempre più articolata diventa però ancora più difficile affrontarl­o adeguatame­nte. Il rischio di un ripiegamen­to nel corporativ­ismo sempre più esasperato è infatti in agguato.

Tendenzial­mente l’interesse dei lavoratori e dei loro sindacati dovrebbe essere di scuotere la contropart­e facendo valere le proprie ragioni, trovando contempora­neamente la maggiore solidariet­à possibile da parte di altre categorie e soprattutt­o di un gran numero di cittadini.

Nel pubblico impiego, in particolar­e nei servizi pubblici, raggiunger­e simili obiettivi è molto difficile. Il pericolo di iniziative che appaiano solo corporativ­e è assai elevato. Si isolano i lavoratori dal resto della società e si esasperano i cittadini. Lo sciopero diventa pertanto controprod­ucente pur essendo non solo un diritto ma pure un’arma formidabil­e di pressione nelle mani dei lavoratori.Per essere però realmente tale bisogna che sia efficace. Va pertanto usata con grande accortezza e buona organizzaz­ione. Devono esserci momenti di confronto regolari ed efficaci tra lavoratori e contropart­e in modo che si possa almeno tentare di risolvere preventiva­mente le questioni sul tappeto.

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