Castel Velturno, il ritiro del principe vescovo
Castel Velturno è sicuramente uno dei più bei monumenti dell’arco alpino. L’edificio, risalente al tardo XVI secolo, è rimasto sorprendentemente intatto fino ai giorni nostri. Supera nei suoi sfarzi persino la Hofburg, il castello principesco dei vescovi a Bressanone, specie per le boiseries intarsiate e gli affreschi. Dopo la secolarizzazione il castello passò in varie mani, nel 1904 il proprietario, il principe Giovanni II del Liechtenstein, lo donò al Comune di Bolzano. Adibito negli anni a seguire ad asilo nido, scuola, centrale telefonica e teatro, nel 1979 il prestigioso immobile divenne proprietà della Provincia e tra il 1980 e il 1983 fu restaurato e risistemato in modo esemplare. Oggi è considerato il più prezioso monumento tardorinascimentale dell’Alto Adige. Fortunatamente, i nomi degli artigiani che hanno collaborato alla realizzazione di questo gioiello, sono giunti fino a noi, tra loro spiccano Hans Spineider di Merano - allora il falegname più apprezzato del Tirolo meridionale - che fu chiamato per la realizzazione delle boiseries, mentre Pietro Maria Bagnatore (1548–1625 circa) e i suoi collaboratori Orazio e Michele da Brescia eseguirono, tra il 1582 e il 1584, la decorazione pittorica. Gli affreschi, che mostrano una certa affinità allo stile manieristico, presentano temi dell’antichità e della mitologia antica – come il ciclo delle Sette Meraviglie del Mondo Antico – ma anche dell’Antico Testamento e dell’Infanzia di Gesù. Da quest’anno l’amministrazione del castello è stata accorpata a quella di Castel Tirolo. Il direttore Leo Andergassen ha messo in atto alcuni provvedimenti quali l’installazione delle audioguide (i testi sono di Sebastian Marseiler), che facilitano le visite guidate ed è inoltre diventato più semplice affittare le eleganti sale per degli eventi. La casa museo apre le sue porte al pubblico nella stagione da marzo a novembre, ma anche a concerti e manifestazioni culturali.