Corriere dell'Alto Adige

Cantina Appiano Vendite record

Lo scorso anno crescita dell’11%. Terzer: Germania, mercato in espansione

- Damaggio

Alla vigilia di Vini taly, la Cantina San Michele-Appiano chiude un bilancio che sigilla l’uscita dalle secche della contrazion­e dei consumi. Il fatturato registrato nel 2015 è di 18 milioni di euro, quasi l’11% in più rispetto all’anno precedente.

BOLZANO L’identità, ormai, c’è. Qualità e prezzo medio/alto, mercati mirati e specializz­ati. La produzione vinicola dell’Alto Adige prosegue la sua corsa e, alla vigilia di Vini taly, la Cantina San Michele-Appiano chiude un bilancio che sigilla l’uscita dalle secche della contrazion­e dei consumi. Il fatturato registrato nel 2015 è di 18 milioni di euro, quasi l’11% in più rispetto all’anno precedente. Circa 2,5 milioni di bottiglie vendute in 38 Paesi nel mondo: il 30% all’estero, in particolar­e negli Stati Uniti, in Germania. Regno Unito, Russia e Giappone.

Se l’export fa sorridere, il mercato domestico — locale e nazionale — nel primo trimestre dà segni positivi. L’inizio del 2016 evidenzia una crescita del 6% rispetto al 2015, nonostante la produzione dell’ultima annata sia di media quantità.

«Vogliamo continuare a crescere, migliorare la qualità su tutte le linee della Cantina San Michele-Appiano e garantire un buon rapporto qualità/ prezzo» sottolinea il produttore della cantina, Hans Terzer. Il commercio entro i confini del Paese è ormai uno dei filoni più redditizi: «Il mercato nazionale è cresciuto molto negli ultimi anni — aggiunge — In termini di vendite si parla dell’86% di vini bianchi, in particolar­e Gewürztram­iner, Sauvignon, Pinot Bianco e Müller Thurgau, e il 14% di vini rossi come Pinot Nero e Lagrein. Stiamo investendo non solo sull’export ma anche sul mercato italiano che resta per noi il più importante».

Al di là delle linee classiche, la cantina ha intercetta­to un settore di nicchia: prezzi più alti ma qualità altrettant­o più alta. È il caso di «Appius», prodotto solo con uve di qualità provenient­i esclusivam­ente da vecchi vigneti con una resa minima, destinato in primis al settore del lusso.

«Finalmente — prosegue Terzer — si è risvegliat­o il mercato nazionale che si è ripreso dopo qualche anno di fatica». Di pari passo, la cantina ha affinato i prodotti: «La nostra politica aziendale è chiara: si basa su prodotti di alto e medio livello. Oggi possiamo permetterc­i di fare una selezione della nostra clientela». Malgrado rappresent­i solo il 30% del fatturato, il commercio con l’estero è in ascesa: «La Germania è in exploit — commenta — La Russia soffre, ma resta un interlocut­ore importante».

Il segreto, a suo dire, sta nell’evitare le sfide impossibil­i: «Ci diamo molto da fare nel cercare nuovi mercati, senza strafare e con razionalit­à: la Cina, per capirci, è un mercato molto difficile. È altrettant­o inutile cercare di conquistar­e il mercato Spagnolo o Portoghese meglio lavorare, con precisione, nei mercati che possono fare al caso nostro: Stati Uniti, Germania, Russia, Svizzera».

Le dimensioni delle cantine altoatesin­e, poi, impongono una scelta sui prezzi: «Il rapporto qualità/prezzo resta il fattore più importante su cui lavorare — conclude Terzer — l’Alto Adige può lavorare solo su mercati di medio/alto livello: il vino a basso prezzo dobbiamo togliercel­o dalla testa, abbiamo uve troppo care e le nostre dimensioni non ci lasciano alternativ­e: siamo condannati alla qualità».

La Cantina di Appiano, a partire da domani, sarà a Verona: 79 i produttori locali a Vinitaly.

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La sede La Cantina San Michele Appiano, sulla Strada del vino

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