Corriere dell'Alto Adige

George McAntony Puro stile country tra le Dolomiti

L’anniversar­io Storia e carriera del poliedrico cantante altoatesin­o morto nel 2011 Oggi avrebbe compiuto 50 anni. Il suo successo nel mondo partendo da Gand Il ricordo del fratello: «Era riservato, non sapevamo fosse così famoso all’estero»

- Boschi

Il duetto A Nashville incontrò John Denver con cui fece un concerto da sold out nel 1992

Se un infarto non lo avesse colpito nel luglio del 2011, George McAnthony, all’anagrafe Georg Spitaler, da Gand, frazione di Appiano, oggi avrebbe compiuto 50 anni.

Ne ha vissuti solo 45, ma con grande intensità. A 9 anni si dilettava già con la tromba che gli aprì le porte della banda di Appiano poi, mentre incomincia­va a lavorare come falegname, gli scoppiò la passione per il country. Un tipo di musica che ebbe modo di cantare in un luogo molto lontano dai tradiziona­li Tennessee ed Alabama, nel Corno d’Africa. Era il 1985 e Georg aveva deciso di svolgere due anni di servizio civile in Etiopia, al posto del servizio militare. Le serate africane sanno essere molto lunghe, ma anche molto divertenti, soprattutt­o se si passano attorno al fuoco, suonando e cantando, senza essere assorbiti dalle luci di uno schermo. Fu in quelle notti che Georg cominciò ad esibirsi con la sua chitarra, intrattene­ndo tutti con del buon country. Fu un successo e se funzionava in Etiopia, forse, si poteva provare anche altrove.

Fu così che, ritornato in Sudtirolo, decise di creare una band con alcuni amici. I dettagli li racconta uno di questi, Helmuth Pircher: «Ci aveva già scritto dall’Africa dicendo che al suo ritorno avremmo tirato su un complesso. Fu di parola e iniziammo a fare i primi concerti ma Georg non era fatto per essere uno dei tanti, per cui decise di passare all’one man band ». Se lo poteva permettere perché sapeva suonare quasi tutto: chitarra, mandolino, a r moni ca a bocca, tromba e batteria.

Ma One man band è anche il titolo di una sua canzone, uscita nel ‘90, una sorta di «manifesto». Tradotta dall’inglese, recita così: «Sono nato in una zona rurale, le mie canzoni sono tutto il mio orgoglio. Poi mi sono trasferito in città per suonare la mia chitarra in giro. Sono l’one man band. Non vengo dagli Usa e nemmeno dalla Germania. Il Sudtirolo è la mia terra, quella da dove provengo. Io sono l’one man band. Il Sudtirolo è la mia terra, quella in cui mi sento bene»

Il legame con le sue radici non gli impedì di prendere presto il largo. Nel 1988 vinse un concorso per giovani talenti organizzat­o dalla Rai, e nel 1989 pubblicò il suo primo lavoro Green is peace, nel secondo Together (1990) la foto di copertina lo ritrae mentre saluta piegando la falda del suo inseparabi­le cappello da cowboy. Seguirono altri tredici album, uno dei momenti più importanti risale al 1992. Durante un viaggio negli Stati Uni ti , do p o a ve r trascorso qualche settimana in una riserva pellerossa, registrò il suo terzo disco, a Nashville, dove incontrò John Denver con cui avviò una collaboraz­ione che si concretizz­ò in un concerto sold out del 22 maggio 1992, al palaResia di Bolzano. Per l’occasione, i due cantarono insieme due classici del repertorio di Denver: Follow me e Thank God I’m a country boy.

Resta da raccontare come Georg Spitaler si trasformò in George McAnthony. Gerhard, il fratello maggiore lo ricorda così: «Era un omaggio a nostro padre Anton, morto quando Georg aveva 16 anni. Eravamo tre fratelli ma il secondo, Hubert, era deceduto in un incidente stradale nel 1994. Ribattezza­ndosi McAnthony voleva ricordare di essere della famiglia di Anton, una famiglia a cui è stato sempre legatissim­o, nonostante le tournée. Non ha mai saltato un Natale in famiglia o i compleanni dei miei quattro figli, per questo oggi ci manca molto. Della sua carriera non sapevamo granché, non se ne vantava con noi. Solo dopo la morte ci siamo accorti del successo che aveva riscosso in giro per il mondo». Un successo senza confini, nel maggio del 1998 vinse il premio dell’Ecma come miglior cantante country d’Europa e pochi mesi dopo iniziò una tournée negli Usa. Nel 2001 venne premiato nuovamente come «migliore artista euro- peo» e per «il miglior brano country europeo». Nel frattempo veniva ospitato da radio e television­i di mezzo mondo, compreso il Maurizio Costanzo Show.

L’8 luglio del 2011 si stava riposando in spiaggia a Terracina, la sera prima si era esibito in un concerto benefico, la sera successiva doveva esibirsi come artista di punta al ’Vico

Country Festival, quando il cuore si fermò improvvisa­mente. Ma anche rispetto alle gioie della vita, McAnthony si era espresso chiarament­e, ovviamente in una canzone, A

cowboy’s dream: «Anche se si lavora tutto il giorno per guadagnars­i da vivere e per un po’ di cibo, c’è ancora tempo per sognare a occhi aperti: cieli solitari, foreste ventose, un animale, una chitarra». Un sogno che Georg Spitaler da Appiano, era riuscito a realizzare.

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Vita piena George McAnthony, all’anagrafe Georg Spitaler, ha vissuto solo 45, ma con grande intensità. A 9 anni cominciò a suonare la tromba, nel 1985 andò in Etiopia poi le mille esperienze in gruppo e da solista

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