Commercio, liberalizzazioni frenate. Varata la norma
Zone produttive, poste le basi per blindare le limitazioni al dettaglio. Zeller e Dellai: autonomia più forte
Il Trentino Alto Adige riesce a blindare i vincoli al commercio al dettaglio nelle zone produttive. La commissione dei Dodici ha varato la norma d’attuazione, insieme a quella sulla caccia: Province più «libere».
Associazioni divise L’Unione esulta, Federdistribuzione attacca: «Lontani dalla volontà popolare»
Dopo anni di tentativi, sconfitte alla Consulta, leggi riscritte e trattative col governo, il Trentino Alto Adige riesce a blindare i vincoli al commercio al dettaglio nelle zone produttive. La commissione dei Dodici, riunita ieri nella Capitale, ha varato la storica norma d’attuazione che pone le basi per arginare le liberalizzazioni. Esultano Karl Zeller e Lorenzo Dellai: «Un passo storico». Divise le associazioni di categoria: plaude l’Unione commercio, critica Federdistribuzione. Niente da fare, invece, sulla questione degli orari.
Tutte le ultime leggi provinciali sul commercio sono state impugnate dal governo. Come emerso nella sentenza della Consulta del 2013, i vincoli al dettaglio (in particolare nelle zone produttive) risultavano in contrasto con le norme nazionali e le direttive europee. Ma con la norma approvata ieri dai Dodici si pongono le premesse per blindare definitivamente i vincoli. «Non si tratta di una chiusura generalizzata — avverte Zeller —, ma ora ci sarà la possibilità di una regolamentazione ragionevole per evitare gli effetti di una liberalizzazione selvaggia». Di fatto, le Province di Trento e Bolzano assicurano la libertà di apertura di nuovi esercizi salvo alcune cruciali eccezioni. «Al fine di garantire la tutela della salute — si legge —, dei lavoratori, dell’ambiente, ivi incluso l’ambiente urbano, dei beni culturali, il governo del territorio e il mantenimento del tessuto commerciale tradizionale nonché la tutela della vivibilità dei centri storici, le Province possono anche prevedere, senza discriminazione tra gli operatori e nel rispetto del principio di proporzionalità, aree interdette agli esercizi commerciali e limitazioni per l’esercizio del commercio nelle zone produttive». Come ciliegina sulla torta, si introduce la possibilità di finanziare il commercio di vicinato. «Le Province, in relazione alla specificità topografica montana del territorio e alle particolari tradizioni che ne rappresentano l’identità —recita la norma —, possono adottare misure di salvaguardia e riqualificazione delle attività commerciali, anche mediante piani di incentivazione purché si rispettino i vincoli derivanti dall’ordinamento europeo in tema di aiuti di Stato». Zeller è raggiante: «Ci sono voluti anni, ma abbiamo trovato una strada innovativa per recuperare competenze definendo meglio gli ambiti. Sul commercio, così come sulla caccia, si tratta di due passi storici per la nostra autonomia». Felice Lorenzo Dellai: «Con questo provvedimento, il principio della libera iniziativa economica viene raccordato con il rispetto delle identità dei territori. Ora resta da affrontare, sempre in tema di commercio, la questione delicata di una eventuale norma di attuazione a riguardo delle competenze provinciali sugli orari». Ma sui questo fronte, fa capire Zeller, sarà dura trovare l’intesa con Roma.
L’Unione commercio dell’Alto Adige, pochi minuti dopo l’ok, invia una nota di giubilo. «Questo nuovo riferimento giuridico — scrive il presidente Walter Amort — non rafforza solo la nostra capacità di decidere autonomamente in ambito urbanistico, ma è anche un passo decisivo nella direzione di un ulteriore sviluppo della vitalità dei nostri centri urbani. L’Unione è fiduciosa che l’emanazione della nuova legge sul commercio da parte del consiglio provinciale possa avvenire già nel corso dell’anno».
Reazione opposta da Federdistribuzione. «Le dichiarazioni dei Dodici contrastano clamorosamente con la volontà popolare di avere un commercio moderno e adeguato ai nuovi bisogni che i cittadini esprimono. I tentativi maldestri dell’amministrazione provinciale di varare provvedimenti restrittivi e in contrasto con le leggi nazionali ispirate a principi di liberalizzazione creano un’incertezza normativa che penalizza investimenti, sviluppo e occupazione» lamenta Diego Andolfato, delegato di Federdistribuzione per il Trentino Alto Adige.