Corriere dell'Alto Adige

BENKO E IL VOTO INEQUIVOCA­BILE CONTESTAZI­ONI FUORI LUOGO

- Lucia Francescon­i,

Per motivi di lavoro ho trascorso le ultime settimane all’estero, dunque non sono riuscita a esprimere il mio giudizio nell’urna ma solo a seguire le vicende bolzanine come «osservatri­ce esterna». Noto che nemmeno il notevole distacco tra i favorevoli al Pru di via Alto Adige (la maggioranz­a, con oltre il 65% dei voti) e i contrari è riuscito a placare le polemiche. Gli scontenti, infatti, coloro che speravano nella vittoria del «no», sono già prontament­e passati all’attacco, sostenendo che la partecipaz­ione complessiv­a è stata piuttosto bassa, quindi l’esito non è effettivam­ente rappresent­ativo della volontà popolare. Strana teoria, visto che, con un totale di circa 34.000 votanti, la consultazi­one indetta dal commissari­o Penta sul progetto Benko ha registrato una partecipaz­ione maggiore di quella dell’ultimo ballottagg­io per le comunali. Non entro nel merito del progetto in sé, delle ragioni di chi è a favore e di chi è contrario, ma faccio notare che seguendo tale ragionamen­to allora anche gli esiti delle ultime elezioni per il sindaco del capoluogo potrebbero essere messi in dubbio vista la scarsa partecipaz­ione. Credo che, con tutti i dubbi del caso sul Kaufhaus, i numeri siano incontrove­rtibili e penso che sulla scarsa partecipaz­ione si debbano interrogar­e entrambe le «fazioni». Penso infine che con un distacco così netto sia inutile scaricare le colpe della sconfitta sui votanti «pendolari», accusati di aver giocato la parte delle truppe cammellate. Le analisi sul voto si sono sempre fatte e sono legittime, ma sarebbe sempre buona regola usare come riferiment­o numeri che siano reali. sti di lavoro creati sono pochi e i co nt i de l l e re g i o ni ha nno scarsi benefici Forse è per questo, che per la prima volta nella storia referendar­ia il referendum è stato indetto grazie al- Gentile signora Francescon­i, i pare proprio che lei abbia ragione. Cercare ora con argomentaz­ioni capziose di invalidare il significat­o del referendum mi pare assolutame­nte fuori luogo. Lo ha fatto soprattutt­o un esponente di primo piano di Sel qual è Margheri. La sua delusione, essendo un avversario dichiarato del progetto, è comprensib­ile. Ma il voto è stato chiaro e inequivoca­bile. Tanto più che tutti cultori della democrazia diretta e dei referendum come strumento di governo sostengono da sempre non vi debbono essere quorum da rispettare per ritenere valida la consultazi­one. Chi non ha votato può averlo fatto per mille ragioni: indifferen­za, innanzi tutto. Oppure una certa sazietà di fronte a una polemica esasperata, andata avanti da tantissimo tempo con toni quanto mai accesi. Oppure anche per la convinzion­e che le questioni devono essere affrontate da chi, con il voto, è stato delegato a rappresent­are i cittadini e a decidere. Siamo infatti in un sistema — come la maggior parte al mondo — di democrazia rappresent­ativa che delega gli eletti a prendere le decisioni. Il loro operato viene poi valutato, promosso o bocciato, al momento delle elezioni. Del resto stia pur certa che se avessero vinto i no in maniera altrettant­o netta, non ci sarebbero state opposizion­i al valore della consultazi­one da parte di chi ora la contesta. Così va il mondo, con due metri di misura applicati secondo convenienz­a. Dopo di che non è detto che la scelta della grande maggioranz­a dei votanti sia quella giusta per il bene della città. Questo lo sapremo solo fra qualche anno. Ma vale per tutte le scelte che si fanno.

Ml’adesione di 10 regioni italiane tra cui proprio la Basilicata, il cosiddetto Texas d’Italia. Sempliceme­nte le royalty non valgono i danni ambientali ed economici cagionati.Il nostro futuro è l’ambiente, la salute, la nostra storia, la nostra cultura, la cucina, la natura e… le energie pulite, non certo il petrolio. Andreas Perugini

Bolzano

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