Haydn, Viotti abile Mayboroda rigoroso
Se i bilingui «pensano meglio», come tengono a dire musicisti e scrittori di questa nostra frastagliata Europa, allora dobbiamo aggiungere che — almeno nei casi felici — i bilingui suonano e dirigono meglio. È il caso di Lorenzo Viotti, cresciuto in una famiglia italofrancese, che ha diretto con buonissima volontà e un talento già avvertibile i concerti di questi giorni inscritti nella saison sinfonica Haydn. E anche Dmitry Mayboroda, pianoforte solista, ha suonato con cura e passione.
Il programma, che si replica questa sera al Kursaal di Merano (dopo le prime di Bolzano e di Trento) per il calendario di Musik Meran, comprendeva il Canto della ronda degli spiriti, op. 47 di Busoni, poi il Concerto per pianoforte e orchestra n. 20 in re minore, K 466 di Mozart e la Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore, op. 97 Renana di Schumann.
Lorenzo Viotti, che secondo i rotocalchi popolari è «bello come un attore», ha diretto con passione, nonostante questo fardello mediatico che del re- sto lo accomuna a non pochi suoi colleghi. Il suo gesto è lento, calibrato, misuratissimo. Talvolta un po’ didascalico ma solo in apparenza, in alcuni casi fin troppo accorto verso il solista al piano ma esclusivamente per riequilibrare pesi e misure tra orchestra, pianoforte e, appunto, la propria direzione.
Direzione apparsa subito lucida e matura nel« Canto» busoniano, altrettanto fervida nella non facile prova mozartiana anche per la ricerca di una «summa» interpretativa che, soprattutto a Mozart, è dovuta. Dmitry Mayboroda vi ha messo felicemente del suo. E, nonostante il grande Sokolov contesti che vi siano scuole pianistiche nazionali, dobbiamo riconoscere ai maestri russi di Mayboroda un rigore didattico speciale. La Renana di Schumann è apparsa, infine, la tessera di maggiore delicatezza dell’intero programma ma anche qui ben resa. Grande successo alla prima di Bolzano.