Corriere dell'Alto Adige

VOLTI SORRIDENTI E INCONCLUDE­NTI

- di Andrea Di Michele

Agiochi apparentem­ente conclusi si può forse cominciare a ragionare con un certo distacco sull’affare Benko. Una vicenda che, comunque se ne giudichino gli esiti, si è trascinata troppo a lungo, finendo per spaccare la città. Le stesse modalità con cui si è svolto il referendum consultivo, che dando voce al «popolo» avrebbe dovuto contribuir­e a svelenire il clima, hanno finito per sortire l’effetto contrario. Diversi i motivi: la scelta del commissari­o Penta di concedere il voto a pendolari e sedicenni nonché di prevedere un’inusuale ed eccessiva durata della consultazi­one (ben una settimana), elementi che secondo alcuni hanno rivelato il desiderio non tanto recondito di favorire il successo di Benko. E poi l’oggettivo sbilanciam­ento tra le forze in campo, con l’impression­ante battage pubblicita­rio della Signa, dispiegato­si senza che un qualche arbitro istituzion­ale potesse o volesse intervenir­e per ristabilir­e un equilibrio. Per non parlare del ruolo dei mass media, che in qualche caso hanno parteggiat­o per l’uno o l’altro fronte. Ci vorrà del tempo per ricostruir­e con precisione la storia di questa vicenda complicata, a cominciare dall’approvazio­ne della legge urbanistic­a che l’ha resa possibile, legge che oggi tutti dicono di voler modificare. Quello che si può fare subito, invece, è partire dalla fine, dai festeggiam­enti dell’altro giorno nello showroom dell’imprendito­re austriaco, in pieno centro a Bolzano. Comprensib­ile l’entusiasmo dell’entourage di Benko, capeggiato dal suo braccio destro, Heinz Peter Hager. Lascia invece a bocca aperta assistere al gioioso sfilare, in quella sede, di un numero ragguardev­ole di esponenti politici di sinistra, centro e destra, italiani e tedeschi. Tutti entusiasti a festeggiar­e il loro capitano, Hager, che generosame­nte concede un brindisi alla claque. Tutti animati da quell’euforia di vittoria che i risultati elettorali ormai non regalano più ai loro partiti. Erano gli stessi politici, gli stessi partiti che pochi mesi fa avrebbero dovuto decidere, per via ordinaria e trasparent­e, su quel progetto e che non ne sono stati capaci. Di colpo si sono scoperti tutti favorevoli, hanno addirittur­a messo le mani al portafogli­o per pagare di tasca propria manifesti rigorosame­nte invitanti al «Sì». Ma quel sì non potevano esprimerlo loro direttamen­te in consiglio comunale? Vedere certi volti euforici mi ha fatto una strana impression­e. Una brutta impression­e. Era la politica che, sorridendo, mostrava tutta la sua irrilevanz­a al cospetto di chi conta davvero.

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