CARTA DEI DIRITTI PER IL LAVORO
Parte anche a Bolzano la raccolta firme a sostegno della legge per la Carta dei diritti universali del lavoro. L’obiettivo: allargare i diritti e contrastare la precarietà.
Parte domani in tutta Italia la raccolta firme della Cgil a sostegno della legge di iniziativa popolare per la Carta dei diritti universali del lavoro. L’obiettivo è allargare i diritti a tutti e contrastare la precarietà, modificando il Jobs act e le altre leggi che hanno aperto gli spazi per un’evoluzione in negativo del mercato del lavoro. A sostegno del progetto, che rimane comunque l’obiettivo prioritario, vengono proposti inoltre tre referendum abrogativi su voucher, appalti e licenziamenti.
Anche a Bolzano la Cgil-Agb darà il via a questa seconda fase di partecipazione per portare in parlamento una proposta di legge che punta a dare maggiori certezze e più diritti a tutto il mondo del lavoro. Dignità e libertà sono le parole chiave di una proposta che vuole dare gli stessi diritti al lavoro precario, subordinato e autonomo. Dopo la consultazione straordinaria — avvenuta nei mesi scorsi — di migliaia d’iscritti nei luoghi di lavoro e nei Comuni attraverso centinaia di assemblee (evento democratico molto significativo per numeri e dimensioni) domani alle 9, in piazza Municipio a Bolzano, la Cgil dell’Alto Adige lancerà la campagna per la raccolta firme con il programma di iniziative che interesserà tutta la provincia fino a luglio.
A mio avviso è necessario reagire con forza a una stagione che ha generato un indebolimento progressivo dei diritti dei lavoratori, passaggio strategico per ridurre il costo del lavoro. Purtroppo è ormai evidente come tali strategie, assieme alla politica dell’austerity che ha colpito al cuore il lavoro e lo Stato sociale, siano inefficaci. La rincorsa verso il basso, che ha contraddistinto le scelte politiche ed economiche in Italia e in Europa negli anni, va fermata e invertita.
Il nuovo statuto vuole innovare gli strumenti contrattuali preservando i diritti fondamentali che devono essere riconosciuti ed estesi a tutti, senza distinzione, indipendentemente dalla tipologia lavorativa o contrattuale, perché inderogabili e universali. Proprio perché universali vanno allargati all’insieme del mondo del lavoro: lavoratori dipendenti, a tempo indeterminato o meno, pubblici e privati, precari in tutte le varie forme e lavoratori autonomi. Solo dentro una cornice di diritti possiamo ricostruire la centralità del lavoro. Il lavoro, infatti, non è solo reddito, ma rappresenta il perno sul quale si basano anche altri diritti come le prestazioni sociali e previdenziali.
Ricostruire un profilo di valore del lavoro — dentro un’economia globale e cambiata radicalmente negli anni — è un’operazione del tutto nuova, perciò si tratta di una sfida straordinaria e molto impegnativa.
I diritti alla base della nostra proposta vanno dal compenso equo e proporzionato alla libertà di espressione, dal diritto alla sicurezza e al riposo, ma anche alle pari opportunità e alla formazione permanente, un aggiornamento costante di saperi e competenze, indispensabili per ricostruire un diritto del lavoro a tutela della parte più debole nel rapporto di lavoro.
Il peggioramento delle condizioni di lavoro, la sua svalorizzazione e la precarietà sono una delle ragioni della difficoltà attuali: se vogliamo uscire dall’attuale crisi economica, bisogna ripartire da un giusto riconoscimento del lavoro. Il lavoratore necessita sempre di più di una qualificazione ottimale, di una buona istruzione, di una retribuzione adeguata e di maggiore dignità nel luogo dove presta la propria opera. Se non si riprende a investire anche sul lavoro, in Italia ci sarà una competizione al ribasso, che ci porterà fuori dalla dinamica dell’Unione europea e della competizione dei Paesi industriali.
Importante firmare anche nella nostra provincia. Penso ad esempio alla diffusione dei voucher: l’assenza di controlli e la possibilità di un loro uso improprio ritengo dimostrino che sul Jobs act e sulla stabilizzazione dei rapporti di lavoro si è fatta propaganda. L’Alto Adige — con oltre tre milioni di voucher venduti — si colloca ai primi posti nel rapporto tra utilizzo del lavoro occasionale e popolazione residente.
Come altre volte nella storia recente dell’Italia, siamo di fronte a riforme del mercato del lavoro presentate come la migliore soluzione per i lavoratori, ma in realtà si continua solo a ridurre i diritti, scaricando, tra l’altro, parte del costo del lavoro dei nuovi occupati sulla collettività.
I voucher venduti L’Alto Adige si colloca ai primi posti nel rapporto tra le prestazioni occasionali e la popolazione