Migranti, appello a Roma
Il ministro Kurz ribadisce la linea dura. Kompatscher: il governo ci aiuti
Il ministro austriaco Kurz, in visita a Bolzano, ribadisce la linea dura sui migranti: se l’Italia non blocca i flussi di migranti più a sud, noi, controvoglia, il confine dovremo chiuderlo. «E se l’Austria lo farà si rischia il caos», aggiunge un allarmato Platter, capitano del Tirolo. Al vertice presente anche il trentino Rossi e il Landeshauptmann Kompatscher, che a questo punto guarda a Roma: il governo italiano ci deve aiutare. I summit si susseguono: oggi la ministra Mickl-Leitner incontrerà il suo omologo Alfano per cercare punti di contatto.
Il governo di Vienna mette le mani avanti. Mentre sui profughi in Austria l’esecutivo Faymann fa di tutto per apparire inflessibile e capace di mostrare i muscoli, in Sudtirolo, rivolgendosi alla «minoranza austriaca in Italia» —verso la quale ha il diritto/dovere di fare da «potenza tutrice» — insiste sull’ineluttabilità delle decisioni prese. Il discorso fatto dal ministro degli esteri Sebastian Kurz, in visita nel capoluogo, in sintesi, è questo: siamo il secondo Paese europeo per numero di profughi ospitati, non avremmo mai voluto dover chiudere la frontiera del Brennero, ma se l’Italia non blocca i flussi di migranti più a sud, noi, controvoglia, il confine dovremo chiuderlo. «E se l’Austria lo farà si rischia il caos», ha aggiunto un allarmato Günther Platter, capitano del Tirolo. Insomma, Vienna non vuole rimanere con il cerino in mano, e, mettendola così, se caos sarà, la colpa sarà dell’Italia e dell’Europa. Al Landeshauptmann, Arno Kompatscher, stretto tra due fuochi, per ora non resta che invocare la collaborazione di Roma e a Ugo Rossi, ricordare che l’anno scorso l’Italia, lasciata sola dall’Europa, non poteva certo lasciar morire i profughi in mare. Rossi e Kompatscher, insomma, continuano a ripetere di esprimere comprensione per la scelta dell’Austria anche per non guastare i rapporti diplomatici in seno ad un’Euregio ancora «under construction». In particolare il presidente altoatesino non può aprire un conflitto con la Vaterland e sa che l’Italia non ha molte chance di fermare i flussi migratori, per cui si prepara al peggio.
Dopo che è stata chiusa la rotta balcanica, indiscrezioni non confermate parlano di 300.000 migranti pronti a sbarcare sulle coste italiane nei prossimi mesi. Se fossero anche la metà e quasi tutti, come l’anno scorso, diretti verso nord, con il blocco al Brennero la situazione potrebbe degenerare velocemente. In Austria le agenzie di stampa non parlano d’altro, ipotizzando «fine maggio/inizio giugno» per l’inizio dei controlli. Sono previsti — annunciava ieri la Tiroler Tageszeitung — un centro di registrazione sulla strada statale e quattro corsie di controllo sull’autostrada.«L’Italia non può contare sul fatto che il Brennero resti aperto, se si arriva a flussi incontrollati di migranti» ha detto la ministra dell’interno Johanna Mikl-Leitner, in vista dell’incontro di oggi a Roma col ministro Alfano, in cui si farà spiegare come funzionano gli hot spot. «L’Italia deve comprendere che il lasciapassare dei migranti non risolve i problemi ma li aumenta. L’Austria non può permettersi un altro 2015, quando ha accolto 90.000 persone, come se in rapporto alla popolazione l’Italia accogliesse in un anno 600.000 persone», ha aggiunto Kurz. «Sono convinto — ha concluso — che i controlli al Brennero possono essere ancora evitati, se l’Europa lo vuole e introduce veri controlli lungo i confini esteri dell’Unione. Non posso confermare le date di cui si parla, perché dipende da come si evolve la situazione. L’Alto Adige non può diventare un hotspot. Il messaggio deve essere chiaro: non esiste nessun ticket per l’Europa centrale. Non dobbiamo più creare false aspettative, ma aiutare sul posto. Una collaborazione con la Libia è possibile».
«Facciamo anche noi come l’Austria — ha proposto il leghista Roberto Calderoli — chi non ha i requisiti qui non deve arrivare neppure, non facciamoli nemmeno partire, respingiamoli direttamente sulle coste libiche».
«La chiusura del confine alla luce del lavoro portato avanti negli ultimi decenni in un’ottica di superamento dei confini di cui Schengen rappresenta la pietra miliare – ha sottolineato Arno Kompatscher – ma abbiamo anche comprensione per le necessità austriache. Ora però tutti gli stati sono chiamati a fare la loro parte, come anche l’Italia che infatti sta allestendo vari hot spot. Servirà una distribuzione equa dei profughi».
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