Corriere dell'Alto Adige

Soldi e voti, bufera su Baratter-Schützen

Pronti due esposti dell’opposizion­e. Nel mirino il patto con Corona e Dalprà per versare 500 euro al mese Il capogruppo minimizza: «Tanto rumore per nulla». Autonomist­i in difficoltà, l’incubo della decadenza

- Tristano Scarpetta

TRENTO Il congresso del Patt non è ancora finito. A farne le spese, questa volta, è il capogruppo Lorenzo Baratter. Non si tratta di foto, come quelle che ritraevano il già presidente del partito Carlo Pedergnana mentre baciava un’immagine di Mussolini. È un contratto sottoscrit­to prima delle elezioni provincial­i del 2013, da Baratter, Giuseppe Corona, vicecomand­ante degli Schützen e Paolo Dalprà che degli Schützen è presidente. I cappelli piumati si impegnavan­o a sostenere la campagna elettorale dei due candidati (poi Corona non lo sarà). Questi, in caso di elezione, prometteva­no di versare agli Schützen 500 euro al mese. L’opposizion­e ha già annunciato almeno due esposti in Procura. L’ipotesi di reato è corruzione elettorale. L’interessat­o minimizza: «Tanto rumore per nulla».

Il documento, che risale a quasi tre anni fa, era noto a pochi. Eppure, a poche settimane dal travagliat­o congresso che ha confermato Franco Panizza alla segreteria, ha ricomincia­to a girare. Tanto che, la scorsa settimana, se n’è dovuto interessar­e l’ufficio politico del Patt. «Niente di che» si disse. Qualcuno la pensava diversamen­te e lo ha fatto arrivare alla redazione de

l’Adige. «È un atto privato — ha replicato Baratter — non è assolutame­nte per i voti».

Eppure il sospetto che sia vero il contrario è per lo meno legittimo. «In vista delle prossime elezioni — si legge — considerat­a la volontà dei due candidati di farsi carico delle istanze della Federazion­e degli Schützen e considerat­a la volontà della stessa di dare pieno sostegno ai due candidati», Corona e Baratter «si impegnano, in caso di elezione, a versare a titolo di contributo volontario alla Federazion­e la quota mensile di 500 euro cadauno». Segue la firma dei tre. Baratter, una volta eletto, ha cominciato a versare. Poi,ò «quando Corona ha cominciato a darmi del traditore, ho deciso di smettere».

Perché i tre abbiano sottoscrit­to un simile documento se lo sono chiesti tutti ieri, in consiglio. Difficile, in caso di inadempien­za di una delle parti, ricorrere al giudice. E allora? La cosa più probabile è che per Baratter, Corona e Dalprà si trattasse di un atto legittimo.

La vedono diversamen­te le opposizion­i. Il primo ad annunciare un esposto è stato il deputato M5s, Riccardo Fraccaro. «Il voto di scambio è una piaga della nostra democrazia. Il Patt, sedicente partito autonomist­a alleato del Pd, è stato colto con le mani nel sacco. Una simile vergogna non può restare impunita: depositerò un esposto in Procura. Intanto Baratter si deve dimettere e il consiglio provincial­e va sciolto immediatam­ente». Più circoscrit­ta la richiesta di Filippo Degasperi (M5s), Maurizio Fugatti (Lega) e Giacomo Bezzi (Fi). «Invitiamo Baratter e la Federazion­e degli Schützen a rendere pubblici gli accordi sottoscrit­ti. Se ciò non dovesse avvenire, procederem­o con ogni strumento a nostra disposizio­ne». Per Baratter è tutto normale. «Ho preso atto con un certo stupore del nuovo tentativo di delegittim­azione della mia persona». Poi cita la condanna per diffamazio­ne di Bezzi, che in passato lo aveva accusato di fare campagna elettorale con i soldi pubblici. Bezzi non attendeva altro. «Darò mandato ai miei avvocati di presentare un esposto. Ho dovuto pagare 18.000 euro, ma forse non avevo tutti i torti». Per Baratter sempliceme­nte «c’è chi sceglie di tenersi i propri soldi e chi di spenderli sul e per il territorio». Baratter ricorda di aver curato nel 2012 l’Almanacco degli Schützen e aggiunge: «Non ho alcuna difficoltà a confermare che mi sono fatto carico di rappresent­are le istanze degli Schützen, certo di avere la vicinanza di molti dentro quel mondo».

La linea ufficiale del Patt è minimizzar­e, ma c’è anche chi, a taccuini chiusi, dice di considerar­e la sua carriera politica finita. Un problema nel problema per un partito con un consenso forte e una classe dirigente debole. Baratter è giovane, istruito, all’inizio di una carriera ricca di aspettativ­e. Già nominare un altro capogruppo sarebbe per Rossi e Panizza tutt’altro che facile. Walter Kaswalder è il più strutturat­o, ma politicame­nte su un altro fronte. L’altra carta buona è Chiara Avanzo, già presidente del consiglio regionale. Se poi dovesse essere condannato e decadere per effetto della Severino, il primo dei non eletti sarebbe Roberto Bettinazzi, già passato alle civiche, pronto a entrare nel Misto. Il procurator­e Giuseppe Amato, per ora, non si sbilancia: «Alla luce degli esposti valuteremo se ci sono profili di reato». Tra gli esperti di diritto c’è chi non ha dubbi sulla colpevolez­za, chi osserva che anche i partiti molto spesso ricevono una quota dell’indennità dei consiglier­i eletti.

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Nel mirino Lorenzo Baratter si era impegnato a versare soldi in cambio del sostegno elettorale (Resni)

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