Corriere dell'Alto Adige

La sinistra lancia i referendum sociali

Istruzione, acqua, trivelle, legge elettorale: «Una spallata al liberismo»

- Fabio Parola

C’è chi, dopo il mancato raggiungim­ento del quorum del 17 aprile, non si perde d’animo e rilancia. Aumentando anche la puntata. È partita ieri a Trento la raccolta firme per quattro referendum, su scuola, trivelle, incenerito­ri e beni comuni. Tra i promotori, oltre Rifondazio­ne comunista, Altra Europa a sinistra, Possibile e Sinistra italiana, diversi comitati civici, associazio­ni di insegnanti e centri sociali. Le richieste, molto varie, sono accomunate dalla volontà di opporsi a «una svolta generale del governo Renzi verso politiche di stampo neoliberis­ta, che puntano tutto sulle privatizza­zioni» spiega Francesca Caprini, tra i promotori della campagna per il Trentino.

La raccolta firme è partita il 9 aprile in molte città italiane. A partire da ieri e per i prossimi mesi, anche a Trento un banchetto si sposterà per le vie e le piazze del centro. Gli obiettivi dei «referendum sociali» sono molteplici. Il primo riguarda «l’abrogazion­e degli elementi più pericolosi della legge 107 sulla scuola (la cosiddetta “Buona scuola”, ndr), che minano il pluralismo di idee e metodologi­e» spiegano gli organizzat­ori. In Trentino la riforma scolastica non è ancora stata interament­e recepita, per ciò i proponenti si rivolgono all’assessora all’istruzione, Sara Ferrari, «perché ciò non accada». Altri punti contestati sono «la ripresa dei processi di privatizza­zione di acqua e beni pubblici» e ciò che «all’interno dello “Sblocca Italia” riguarda il nuovo piano strategico per gli incenerito­ri». I promotori rilanciano anche sulle trivelle, proponendo­ne il blocco «sia in mare sia sulla terraferma».

Con le firme per i «referendum sociali», i comitati faranno campagna anche per la consultazi­one sulla riforma del Senato, prevista quest’autunno. Altra proposta, per la quale si chiederà l’adesione, è un referendum sulla legge elettorale per «abrogare i capilista bloccati e il premio di maggioranz­a». La pluralità dei temi e delle proposte non è un problema per gli organizzat­ori. L’idea è proprio quella di «generalizz­are, lanciare un segnale ampio di opposizion­e alla ripresa delle politiche neoliberis­te in Italia».

Le 500.000 firme necessarie per ciascuna delle consultazi­oni sono un traguardo ambizioso. «È una scommessa in salita— ammette Caprini — ma la campagna referendar­ia sarà l’occasione per riattivare processi partecipat­ivi». Nel frattempo anche la Cgil ha iniziato la campagna per un referendum attorno alcuni punti della riforma del lavoro.

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Oro bianco L’interno di un acquedotto: i referendum toccherann­o anche l’acqua

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