Corriere dell'Alto Adige

Ieri, oggi e... Ragni di Lecco

L’evento L’associazio­ne celebra i 70 anni di storia al Sociale Palma: «Per entrare nel gruppo serve un livello altissimo»

- Massimilia­no Boschi

IRagni di Lecco conosciuti anche come i Ragni della Grignetta saranno i protagonis­ti della serata di venerdì quando, al Teatro Sociale di Trento (ore 21) celebreran­no i loro settant’anni di storia. All’evento, intitolato Ieri, oggi e .. Ragni. Legati soltanto

al filo della storia parteciper­anno tre «Ragni di Lecco» (noti anche come Ragni della Grignetta”...): Matteo Della Bordella, Luca Schiera e Matteo De Zaiacomo, insieme al presidente dell’associazio­ne, Fabio Palma.

Proprio a quest’ultimo abbiamo chiesto di toglierci l’inevitabil­e dubbio: meglio «Ragni di Lecco» o «Ragni della Grignetta»? «Ormai ci conoscono tutti come Ragni di Lecco e così ci facciamo chiamare perché è più semplice per chi non è delle nostre parti. La Grignetta è una montagna del gruppo delle Grigne, vette che si affacciano su Lecco».

Settant’anni di storia, un nome e un logo di grande fascino. Ci sarà la fila per entrare...

«Sì, ma non si entra facendo richiesta. Si deve essere proposti da tre soci, valutati da una commission­e e votati dall’assemblea. Una procedura lunga e per nulla scontata, anzi entrare è piuttosto difficile. Non solo per il livello tecnico richiesto, ma perché occorre essere persone che sanno fare parte di un gruppo. E per un’alpinista non è semplice». Andiamo per gradi. Che tipo di livello tecnico occorre?

«Oggi il livello tecnico è altissimo ed è inevitabil­e, sono rimaste da fare le cose più difficili. Non è più come qualche tempo fa, quando tenacia e determinaz­ione erano le componenti più importanti». Poi c’è la questione “gruppo”...

«Esatto, se si è burberi ed individual­isti è meglio non fare domanda. I nuovi ingressi avvengono con il contagocce. Ultimament­e valutiamo i ragazzi di talento con anni di anticipo per tentare di comprender­e se sono capaci di fare gruppo, se hanno la necessaria disponibil­ità. Negli ultimi due anni vi sono stati otto nuovi ingressi e per noi non sono pochi. Un sacco di gente ci tiene molto. C’è chi, quando riceve la notizia dell’approvazio­ne, si mette a piangere».

Anche il metodo di selezioni aiuta a rinsaldare lo spirito di gruppo? «Direi di sì, perché quando i più giovani tornano da una grande impresa, i più vecchi li salutano con una pacca sulle spalle e trovano conferma all’idea di avere fatto una buona scelta. Poi anche noi possiamo fare errori, alcune scelte si sono rivelate giuste altre meno. Ma se l’alpinista che hai scelto torna dalla conquista della Torre Egger lungo la parete ovest (come è capitato ai “nostri” Matteo Della Bordella e Luca Schiera), sei davvero molto contento. È come aver dato il voto con lode a uno studente che poi ha vinto il Nobel per la fisica. Ma vorrei sottolinea­re una cosa, per noi una grande impresa è solo quando tornano tutti, la vita di una persona deve sempre avere più valore della conquista di una vetta». Venerdì cosa presentere­te?

«Ovviamente del materiale storico ma soprattutt­o materiale inedito e moderno. Da qualche tempo abbiamo ripreso la tradizione di portare a casa materiale fotografic­o e video. Insegniamo anche l’utilizzo di macchine fotografic­he e videocamer­e, non siamo la Red Bull, non abbiamo elicotteri per le riprese e quindi dobbiamo fare i conti con i soldi e il peso. Anche una singola batteria in più può risultare d’impaccio in certe ascese in cui la velocità è essenziale».

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Montagna Il celebre e prestigios­o gruppo alpinistic­o sarà rappresent­ato da tre Ragni di Lecco, venerdì al Teatro Sociale

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