«La scuola a 2016» Settemila studenti coinvolti
Teatro
Arriva a Trento la ventesima edizione del meeting provinciale La scuola a teatro, il progetto promosso dalla Compagnia filodrammatiche associate (Cofas) con l’obiettivo di portare l’arte del teatro nelle scuole. «È importante riflettere sull’importanza del teatro nella società: è un elemento di effettiva e forte integrazione, soprattutto per i ragazzi che vi si approcciano per la prima volta». Sono le parole della professoressa Maria Zanetti, coordinatrice delle scuole.
Dal 6 al 10 maggio al teatro San Marco debutteranno dunque gli studenti appartenenti alle scuole che hanno aderito al progetto. Gli alunni hanno lavorato durante l’intero anno scolastico sotto la guida degli insegnanti e coadiuvati dagli esperti della Cofas e ora potranno presentare al pubblico gli spettacoli allestiti. In particolare: La spagnola, Eravamo un po’ nervosi e Il vaso della discordia sono i tre atti unici di Achille Campanile che saranno portati in scena dall’Istituto agrario di San Michele All’Adige; Don Quijote entre sueño y realidad affidato al liceo linguistico Sophie Scholl; Une femme, un univers rappresentato dall’istituto tecnico economico Tambosi-Battisti, La bottega del caffè di Carlo Goldoni verrà portato in scena dal liceo classico Prati; per finire con Quelli della terza E sono delle bestie, di Richard Tullok, presentato dall’istituto di formazione professionale Sandro Pertini.
«Il progetto compie vent’anni — ha spiegato Gino Tarter, presidente della Cofas — è uno dei traguardi più importanti della nostra associazione, soprattutto se consideriamo il numero dei ragazzi che da allora siamo riusciti a coinvolgere». Dati alla mano, si tratta di 25 istituti e circa 7 mila studenti dal lancio dell’iniziativa. Il meeting ha avuto da subito un grande successo. Tuttavia, in un contesto socioculturale ormai modificatosi, non mancano le difficoltà. «Gli istituti coinvolti sono sempre meno e gli adolescenti sempre più disinteressati — continua Tarter — dopo 20 anni è arrivato il momento di fare il punto della situazione per trovare nuove modalità di coinvolgimento». «La minore partecipazione riscontrata negli ultimi anni è un problema — dice Zanetti — e non tanto per il futuro del meeting quanto per i ragazzi». E al suo dodicesimo anno di esperienza con La scuola a teatro, Maria Zanetti ne conosce bene i lati positivi: durante le prove o allestimenti delle scene gli studenti rifioriscono, riescono a tenere separato l’ambito della valutazione e trovano un luogo dove esprimersi liberamente. «È questo uno dei principali pregi del progetto». Nella fase adolescenziale un ragazzo ha bisogno di affermare se stesso, i suoi interessi e potenzialità. Il teatro è lo strumento perfetto.