Pavan e Hofer temono ricadute sul turismo
Il presidente bolzanino: va garantita la raggiungibilità. La meranese: spesa sostenibile
Ipresidenti delle aziende di soggiorno di Bolzano e Merano, Pavan e Hofer: temiamo ricadute sul turismo dopo la vittoria del No sullo scalo.
BOLZANO «La scelta di indire un referendum sul futuro della gestione dell’aeroporto è stata sbagliata, sono decisioni che dovrebbero spettare al presidente della giunta». A dichiararlo piena di delusione è la presidente dell’Azienda di soggiorno di Merano, Ingrid Hofer.
«Se la politica avesse delegato sempre le decisioni con consultazioni popolari oggi noi a Merano saremmo senza la MeBo — aggiunge Hofer — molto isolati, e senza Terme e Giardino botanico perché in tutti questi casi ci sono state proteste popolari e manifestazioni. Questo perché se si chiede alle persone qui in Alto Adige di scegliere tra il sì e il no, scelgono sempre il no, ovvero la conservazione, la non innovazione. Io capisco che a molte persone che vivono nelle valli la questione dello scalo non interessava molto, ma mi aspettavo che nelle zone di Bolzano, Merano e Bressanone ci fosse una maggioranza per il sì — aggiunge — Non è stato così, questo anche per il fatto che l’informazione non è stata chiara. Molti hanno pensato che si trattasse di dire sì o no all’aeroporto, invece il referendum era sul finanziamento pubblico. Questo vuol dire che potrebbe arrivare un privato che gestisce lo scalo come vuole senza tenere conto del territorio. Noi avevamo chiesto cinque voli al giorno, se arriverà un privato ne farà anche venti. Essere raggiungibili sarebbe stato importantissimo perché lo sviluppo ormai va in questa direzione e noi non possiamo permetterci di andare in un’altra».
Hofer ribatte poi anche sui due argomenti maggiormente cavalcati dal fronte del no: l’inquinamento e la spesa pubblica: «Abbiamo un’autostrada che inquina molto di più e se ci dovessimo fermare nella realizzazione di qualsiasi progetto solo in riferimento all’inquinamento dell’aria, adesso saremo molto indietro con lo sviluppo economico e non si sarebbe nemmeno aperta la Sunedison, ex Memc. Per quanto riguarda i soldi dico solo che spendiamo dieci milioni all’anno per il trasporto dei bambini e 183 milioni per il trasporto su rotaia. Quindi avremmo potuto benissimo permetterci questi due milioni e mezzo che sarebbe costato l’ampliamento della pista e per la gestione pubblica dell’aeroporto».
«Il voto del referendum sull’aeroporto di Bolzano è stato un voto politico». A dichiararlo in questo caso è invece il presidente dell’Azienda di soggiorno di Bolzano, Paolo Pavan.
«Spesso quando si vuole mettere in discussione una giunta o un governo, si vota non tanto per il quesito del referendum ma per approvare o disapprovare l’operato della giunta — aggiunge — Se guardiamo bene infatti si sono unite tutte le opposizioni nel dire no all’aeroporto, dall’estrema sinistra all’estrema destra. Un peccato perché in questo caso si è persa un’occasione. Il turismo di sicuro ci rimette, perché essere raggiungibili è la prima cosa per una località che vuole essere meta di molti turisti. Non si è votato però per decidere se avere o no uno scalo, ma per il finanziamento pubblico allo scalo. Mi auguro — prosegue Pavan — che si trovi un altro gestore privato che permetta all’aeroporto di proseguire la sua attività e di ampliarla per garantire a Bolzano e provincia maggiore raggiungibilità».
L’analisi «Peccato, perché abbiamo perso un’occasione e ci rimettiamo» Se si fosse ascoltato sempre chi protesta, non avremmo mai avuto MeBo, Terme, Giardini e altre strutture A questo punto mi auguro che si possa fare avanti un operatore privato che permetta allo scalo di funzionare al meglio