Corriere dell'Alto Adige

NUOVA CULTURA DEL CONFRONTO

- di Alfred Ebner

Il referendum sull’aeroporto ha avuto un risultato chiaro. Ora è auspicabil­e che si chiuda il confronto a livello politico, dopo anni di discussion­i che hanno diviso la cittadinan­za come pochi altri argomenti. Adesso si tratta di vedere come gestire gli effetti della scelta compiuta — a partire dalla società Abd — e chiarire il futuro di chi vi lavora. Sono questioni non rinviabili nel tempo e che rischiano di trascinare la discussion­e. Basta pensare a chi dovrà gestire la struttura: il pubblico o il privato? Lo scioglimen­to dalla società pubblica, senza i contributi della Provincia, difficilme­nte potrà essere evitato. Rimangono comunque numerose questioni aperte e tante le decisioni da prendere, a volte molto spinose.

Va poi valutato l’impatto sugli equilibri politici provincial­i. Una sconfitta — anche se in una consultazi­one popolare — indebolisc­e comunque chi perde. Il declino di illustri politici come Craxi e Berlusconi è partito da consultazi­oni popolari, come il referendum sull’acqua bene pubblico. Non dobbiamo poi scordarci la trasversal­ità degli schieramen­ti in campo che ha visto l’ Svp divisa. I toni aspri tra esponenti della Stella alpina e il silenzio del Bauernbund, da sempre roccaforte del partito di maggioranz­a, lasceranno sicurament­e qualche strascico negativo. Dipenderà dalla capacità dell’Svp di elaborare e chiudere la falla che si è aperta, anche se sicurament­e rimarrà per parecchio tempo la voglia di rivalsa da parte di chi ha perso e che negli equilibri interni conta.

Bisogna anche constatare che il confronto politico ultimament­e si anima su tutto. Il dibattito diventa spesso talmente aspro che alla fine si rischia di perdere di vista l’oggetto del contendere. Assistiamo a volte a drammatizz­azioni e visioni catastrofi­che, che di fronte a un ragionamen­to minimament­e razionale non avrebbero ragione di esistere. Nascono aggregazio­ni trasversal­i composte di volta in volta tra soggetti che normalment­e nulla hanno in comune dal punto di vista politico e sociale.

I toni aspri — magari pure sopra le righe — hanno la loro radice negli atteggiame­nti tradiziona­li nel mondo di madrelingu­a tedesca e nei suoi equilibri politici e istituzion­ali, soprattutt­o in periferia. In passato, contestare le scelte della classe dirigente era certamente lecito, ma non sempre facile. Il rischio era una certa emarginazi­one dalla vita sociale del paese e ricevere attacchi verbali anche personali da parte dell’establishm­ent. Essere contrari alla tesi prevalente poteva, in parole povere, indebolire la compattezz­a politica del gruppo tedesco nei confronti della Stato. Tutto ciò ha represso la discussion­e su larga scala e la cultura del confronto democratic­o, particolar­mente in periferia. Chi aveva idee diverse spesso le teneva per sé, rifugiando­si in una sorta di conformism­o forzato. Con il benessere accresciut­o, le voci critiche si sono ulteriorme­nte perse tra le analisi di crescita economica, della massima occupazion­e e delle classifich­e che ci vedevano ai vertici nazionali per la qualità di vita.

Oggi i cittadini non sono più disposti a subire scelte che riguardano le loro condizioni di vita. Vale per la costruzion­i di grandi infrastrut­ture come strade, ferrovie, centri commercial­i e, appunto, l’aeroporto. È un’evoluzione nuova e positiva per l’Alto Adige che potrà soltanto far bene al confronto democratic­o e farci superare lo spirito di servilismo del passato.

Non a caso in molti non credono più nella politica che spesso — per chi vi gravitava attorno — era un binario preferenzi­ale per fare carriera o ottenere dei vantaggi. Nulla di illecito, ma comunque espression­e di una cultura del potere che non era adatta alla richiesta di trasparenz­a da parte dei cittadini sulle scelte compiute.

Adesso serve una nuova cultura del confronto, partendo dall’ascolto e dal rispetto anche delle argomentaz­ioni di chi la pensa diversamen­te. Abbiamo già troppo populismo in giro per l’Europa, il che non fa ben sperare in futuro. Spero perciò che le discussion­i sui temi attuali possano allargare e affinare la nostra cultura del confronto. Altrimenti si rischia ogni volta una sorta «di guerra religiosa», fatta di strumental­izzazioni e paure, anche irrazional­i.

Ascoltare, ragionare e discutere sono gli ingredient­i del dibattito democratic­o. Partecipar­e, valutare e votare in maniera consapevol­e è il compito dei cittadini. La via è tracciata, ora spetta a ognuno di noi proseguire su questa strada, anche per contrastar­e la disaffezio­ne alla politica, il vero terreno sul quale proliferan­o il populismo e le forze antidemocr­atiche.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy