«Il sì ha perso perché non ha saputo emozionare»
Maglione e la campagna mediatica: «Con Benko raggiunta la gente comune, stavolta no»
«Una campagna di successo deve emozionare e arrivare alla gente comune. Con Benko è successo, con l’aeroporto ci è riuscito solo il fronte del no». Max Maglione riassume così il duello di propaganda sullo scalo di San Giacomo. Bolzanino, 34 anni, Maglione si occupa di marketing e comunicazione nel ramo aziendale ma anche (e sempre più) nel settore politico-elettorale: c’era lui dietro la fortunata campagna di Christian Bianchi a Laives nel 2015.
Maglione, il fronte del sì ammette errori nella campagna mediatica. Che ne pensa? «Premetto che non mi sono occupato di questo referendum, mentre avevo collaborato nella campagna pro Benko. Secondo me la battaglia del sì non era persa in partenza, anzi: il problema è che il “no” all’aeroporto ha saputo suscitare emozioni, anche legate a beni primari come la salute. Il sì ha schierato molti vip ma forse ha guardato più alle imprese che alla gente normale». In concreto, cosa si poteva fare di diverso?
«Per esempio puntare di più sui voli low cost come vantaggio concreto per il portafoglio delle famiglie». Il fronte del no ha avuto tra i suoi campioni Christian
Bianchi, che Lei conosce bene. C’è stato un effetto?
«La mobilitazione era tale che la vittoria sarebbe arrivata comunque. Però Bianchi ci ha messo del suo: il malcontento verso l’aeroporto aveva bisogno di leader capaci di incanalarlo e lui è stato bravo».
Vista la sua popolarità, attuale, consiglierebbe a Bianchi di candidarsi alle Provinciali nel 2018?
«Ce la farebbe in carrozza a essere eletto, se volesse. Ma credo che non lo farà, per non tradire i suoi elettori di Laives». A proposito, come andò l’anno scorso la sua vittoria su Di Fede?
«Lui partiva già come candidato credibile, bravo a comunicare, conosciuto per il suo lavoro. Abbiamo valorizzato il suo essere imprenditore, senza mai farlo apparire aggressivo ma attaccando la rivale sul suo terreno».
Alle ultime Comunali chi ha seguito, e come è andata?
«Bene, direi. Ho aiutato Marco Galateo e Filippo Maturi, i più votati della Lega, percepiti come molto attivi sul territorio. E poi Ivan Benussi, eletto con Holzmann: la sua caratteristica più facile da comunicare è l’onestà. Oppure Claudio Della Ratta, che si è fatto largo nella lista Pd: di lui piace il fatto che non si accoda agli altri ma combatte». Però ha vinto Caramaschi. «A Bolzano era impossibile ricreare un modello Laives. Comunque chi ha affiancato Caramaschi nella comunicazione (il giornalista Carmelo Salvo, ndr) ha lavorato bene: il candidato era autorevole, ma con una sua “rigidità” istituzionale. Alla fine della campagna, oltre che preparato nei dibattiti, Caramaschi è parso più “sciolto” e vicino alla gente».