Corriere dell'Alto Adige

IL CARO PREZZO DELLA STORIA

- di Gioachino Fraenkel

Sono più di mille i castelli, i manieri, le dimore storiche, le rocche e le torri che arricchisc­ono l’ambiente altoatesin­o. Fanno parte del patrimonio storico sudtiroles­e e pertanto sono preziosi. In particolar­e sono un’attrattiva per i turisti. Ma dietro alla visione idilliaca si nasconde un problema di fondo. Questi monumenti, più o meno ben conservati, necessitan­o di continua manutenzio­ne. Per i restauri ci vogliono materiali scelti e artigiani specializz­ati. Certo, vi sono le entrate dai biglietti d’ingresso laddove sono aperti al pubblico. Ma, come ha dichiarato il conte Trapp, proprietar­io di Castel Coira in Val Venosta, tali risorse coprono sì e no i costi correnti per guasti all’impianto elettrico, per il telefono, l’assicurazi­one e il personale, però le grandi spese, quelle di riparazion­e del tetto o delle mura, vanno finanziate da altre fonti. Tanto per dare una cifra: il restauro del castello di Campo Tures, dal 1991 al 2001, pare abbia richiesto oltre un milione di euro. Ma non si può generalizz­are: ogni immobile ha le sue esigenze specifiche.

Nella vita del castellano non c’è più il grasso che colava una volta. Non a caso il conte Enzenberg di recente ha venduto al Comune di Caldaro il suo Castel d’Appiano dichiarand­o: «Non ci possiamo più permettere di mantenerlo; i tempi d’oro del mecenatism­o sono finiti». Il presidente dell’Associazio­ne dei castelli, barone Hohenbühel, fa notare che sul mercato si registra al momento un’offerta generosa di tali immobili.

La direttrice dell’Ufficio provincial­e beni architetto­nici e artistici, Kofler-Engl, ammette che le disponibil­ità finanziari­e dell’ente pubblico per manutenzio­ni si stanno riducendo. Ma intanto sono stati messi a disposizio­ne, a partire dal 2000, ben 4,4 milioni per restauri, più 5,5 milioni per la conservazi­one delle rovine di rocche come Castel Chiaro (Leuchtenbu­rg). Purtroppo il fondo pubblico finanziato con i ricavi del Lotto, che in passato aveva dato tanto aiuto, oggi non esiste più.

Sarebbe comunque sbagliato considerar­e gli interventi pubblici per riparazion­e e manutenzio­ne come spese per così dire inutili, visto che aumentano il fatturato di artigiani e industrie, trasmetten­do impulsi alla vita economica. Con tale premessa da più parti si chiede se non sia il caso di accordare ai proprietar­i di simili immobili delle agevolazio­ni fiscali. Il Comune di Parcines si è già avviato su tale strada annullando l’imposta immobiliar­e comunale. È un esempio su cui riflettere.

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