«Successione d’impresa, un rischio»
Troppi fallimenti. I tecnici: fatevi aiutare da consulenti o rischiate know-how e dipendenti
Rimane alta l’attenzione in Alto Adige sui problemi delle imprese alle prese con una successione familiare alla guida: un terzo non sopravvive al momento di passaggio. Un convegno della Camera di commercio focalizza i rimedi: «Occorre sapersi affidare ad esperti per non rischiare di perdere know-how e dipendenti», spiega il presidente Ebner, insieme ai tecnici e agli imprenditori intervenuti.
L’Alto Adige non abbassa la guardia su uno dei problemi latenti che compromette il suo basilare tessuto delle proprie piccole e medie imprese: la difficoltà nella successione familiare ai vertici dell’impresa. Una fase di passaggio che vede una «mortalità» ancora alta, con circa in media un terzo delle aziende che chiudono. Alla terza e quarta generazione sopravvivono rispettivamente solo il 32% e il 14% delle imprese.
I cambi generazionali, insomma sono un momento importantissimo per l’azienda e richiedono strategie precise. E la Camera di commercio di Bolzano — che sostiene gli imprenditori dell’Alto Adige nella fase di successione. attraverso un apposito servizio di consulenza — ha dedicato un convegno a questo tema delicatissimo.
«Il passaggio generazionale comporta sfide personali, legali e finanziarie, sia per chi lascia, sia per chi subentra — è stato detto — con il supporto di esperti fiscali e legali si può pianificare meglio questa fase importante».
Per facilitare questo processo il servizio Successione d’impresa dell’ente camerale offre alle parti interessate informazioni e consulenze, aiutando le due generazioni a sviluppare adeguate strategie di trasmissione dell’azienda.
«Per l’imprenditore o l’imprenditrice l’azienda è l’espressione concreta delle forze investite, delle fatiche e dei risparmi di tutta una vita — ha detto Michl Ebner, presidente della Camera di commercio — è comprensibile la preoccupazione di lasciare l’azienda in buone mani e di garantire con la prossima generazione la necessaria continuità. E questo lo si può fare con chiarezza, aiutati anche da elementi esterni e competenti».
Al convegno sono stati manifestati tanti timori: «Se non si trova un successore, può essere necessario chiudere l’azienda, con la conseguente perdita di prezioso know-how e delle competenze tecniche accumulate nel corso degli anni — è stato detto — ma ancora più importante è la perdita di posti di lavoro. Esiste comunque la possibilità di vendere l’azienda ai dipendenti: conoscono l’impresa, i clienti e il proprio lavoro e corrono quindi un rischio ben calcolabile per garantire il proprio posto di lavoro».
Quindi: «Capacità e disponibilità di subentrare: la successione in famiglia non è cosa ovvia» ha detto Frank Halter, fondatore e membro della Direzione del Center for Family Business dell’Università San Gallo. L’esperto Giacomo De Candia ha parlato della propria esperienza di consulente, illustrando alcuni esempi di successioni riuscite in aziende molto note. Il programma si è concluso con le testimonianze dirette dell’imprenditrice altoatesina Maria Niederstätter e dei due imprenditori turistici Hans e Wolfgang Holzner.
Secondo gli ultimi dati (2013) diffusi proprio ieri dall’Astat, in Alto Adige tra i 144.441 addetti nelle Pmi, gli imprenditori e coadiuvanti familiari sono 55.834. Già quell’anno oltretutto si registrava il segnale di una riduzione che non si era fermata, visto l’1,9% in meno rispetto al 2012 (56.895). La percentuale di addetti di sesso femminile si attesta al 34,1%. Anche sulla conciliazione famiglia -lavoro c’è ancora tanto da fare.