Orsi e bracconaggio
L’orso ritrovato morto il 21 marzo scorso, in Val di Non, è stato avvelenato. I sospetti sono ormai certezze. Apprendiamo dalla stampa locale la conferma di ciò che avevamo sempre intuito. La Provincia, l’assessorato, chi gestisce la popolazione ursina trentina non hanno ritenuto necessario emettere un comunicato o una qualche forma di nota per rendere pubblico l’accertamento del misfatto. Certamente non sarebbe mancato un comunicato allarmato nel caso che qualche fungaiolo improvvisato avesse scambiato orsi per funghi. Non vorremmo che dopo l’orso Charlie per anni detenuto nella fossa di San Romedio, l’orsa Daniza uccisa l’11 settembre 2014, e ora quest’orso anonimo ritrovato avvelenato il 21 marzo 2016, la collezione di plantigradi impagliati del Muse dovesse arricchirsi troppo. Abbiamo il massimo rispetto per il grande lavoro di divulgazione scientifica svolta dai musei di scienze naturali, ma noi amiamo i documentari e gli orsi (insieme a tutti gli altri animali): li preferiamo vivi e liberi nel loro ambiente naturale.
Ricordiamo che gli orsi in Italia (quindi anche in Trentino-Alto Adige/Südtirol) sono protetti fin dal 1939. Protetti si fa per dire, giacché la perdita di habitat e il volenteroso aiuto della deleteria congrega dei bracconieri li ha ridotti fin quasi sulla soglia dell’estinzione. Il numero di 50 orsi marsicani in Abruzzo crea allarme per la sua preoccupante esiguità, mentre qui meno di 50 orsi sono considerati «troppi». In natura non esiste il concetto di «troppo». È nostra convinzione che tale errata percezione abbia a che fare con talune campagne allarmistiche tanto inopportune quanto scientificamente infondate.