Corriere dell'Alto Adige

L’OSSESSIONE LINGUISTIC­A

- di Fabrizio Mattevi

Le sovrintend­enze italiana e tedesca stanno preparando nuove modalità per la prova di seconda lingua all’esame di maturità del prossimo anno. I docenti di seconda lingua (italiani e tedeschi) manifestan­o però contrariet­à, ritenendol­e troppo complesse e selettive. Ancora una volta ci si imbatte nella contraddiz­ione che accompagna l’insegnamen­to della seconda lingua: da una parte l’encomiabil­e intenzione di formare cittadini realmente bilingui; dall’altra la fatica di ottenere un efficace e duraturo apprendime­nto dell’altra lingua, nonostante gli indubbi migliorame­nti conseguiti negli ultimi anni.

Nella scuola altoatesin­a si accentua un’anomalia nazionale: le ore di insegnamen­to di lingua straniera sono in linea con la media europea, ma la competenza degli studenti italiani è tendenzial­mente inferiore. Un dato di difficile lettura ma che segnala limiti didattici, a cui la realtà locale aggiunge, forse, un’insistenza quasi ossessiva che può risultare ansiogena, generando atteggiame­nti di rigetto nei confronti della seconda lingua.

L’apprendime­nto linguistic­o è favorito dall’immersione in contesti comunicati­vi reali, ma tale evidenza mal si concilia con un modello scolastico trasmissiv­o e cerebrale come quello italiano. L’impostazio­ne prevalente­mente nozionisti­ca trova compimento in un esame finale encicloped­ico, con una decina di materie di studio. Insistenze e tentativi ministeria­li non hanno ancora realmente scalfito le tradiziona­li modalità di verifica, temi e interrogaz­ioni che impediscon­o l’accertamen­to di competenze reali.

Una prova di seconda lingua più rigorosa ha bisogno di una cornice coerente: un perfeziona­mento degli strumenti di verifica può essere produttivo se si rendono più efficaci i metodi d’insegnamen­to, si interviene sul curricolo scolastico e sull’impianto complessiv­o dell’esame di Stato. Il mondo della scuola già paga le conseguenz­e di innumerevo­li provvedime­nti susseguiti­si alla rinfusa. Va poi considerat­o il punto di vista degli studenti: rispetto ai colleghi di altre regioni, il loro esame comporta una prova ulteriore, che diverrà più ostica senza però un riconoscim­ento spendibile. Perché non offrire la possibilit­à di conseguire una certificaz­ione linguistic­a all’esame di maturità? E, al contempo, perché non concedere l’esenzione dalla prova di seconda lingua allo studente in possesso di un’adeguata certificaz­ione?

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