L’OSSESSIONE LINGUISTICA
Le sovrintendenze italiana e tedesca stanno preparando nuove modalità per la prova di seconda lingua all’esame di maturità del prossimo anno. I docenti di seconda lingua (italiani e tedeschi) manifestano però contrarietà, ritenendole troppo complesse e selettive. Ancora una volta ci si imbatte nella contraddizione che accompagna l’insegnamento della seconda lingua: da una parte l’encomiabile intenzione di formare cittadini realmente bilingui; dall’altra la fatica di ottenere un efficace e duraturo apprendimento dell’altra lingua, nonostante gli indubbi miglioramenti conseguiti negli ultimi anni.
Nella scuola altoatesina si accentua un’anomalia nazionale: le ore di insegnamento di lingua straniera sono in linea con la media europea, ma la competenza degli studenti italiani è tendenzialmente inferiore. Un dato di difficile lettura ma che segnala limiti didattici, a cui la realtà locale aggiunge, forse, un’insistenza quasi ossessiva che può risultare ansiogena, generando atteggiamenti di rigetto nei confronti della seconda lingua.
L’apprendimento linguistico è favorito dall’immersione in contesti comunicativi reali, ma tale evidenza mal si concilia con un modello scolastico trasmissivo e cerebrale come quello italiano. L’impostazione prevalentemente nozionistica trova compimento in un esame finale enciclopedico, con una decina di materie di studio. Insistenze e tentativi ministeriali non hanno ancora realmente scalfito le tradizionali modalità di verifica, temi e interrogazioni che impediscono l’accertamento di competenze reali.
Una prova di seconda lingua più rigorosa ha bisogno di una cornice coerente: un perfezionamento degli strumenti di verifica può essere produttivo se si rendono più efficaci i metodi d’insegnamento, si interviene sul curricolo scolastico e sull’impianto complessivo dell’esame di Stato. Il mondo della scuola già paga le conseguenze di innumerevoli provvedimenti susseguitisi alla rinfusa. Va poi considerato il punto di vista degli studenti: rispetto ai colleghi di altre regioni, il loro esame comporta una prova ulteriore, che diverrà più ostica senza però un riconoscimento spendibile. Perché non offrire la possibilità di conseguire una certificazione linguistica all’esame di maturità? E, al contempo, perché non concedere l’esenzione dalla prova di seconda lingua allo studente in possesso di un’adeguata certificazione?