IL REFERENDUM SULLA «BREXIT» E I RISCHI PER L’UNIONE EUROPEA
Che spesso si assumano posizioni superficiali, dettate da una scarsa conoscenza dell’argomento, nonché da una tendenza a reagire «di pancia» , lo dimostra il dibattito scatenatosi sul referendum «Brexit» di domani. Ancora di più ce lo ha dimostrato, numeri alla mano, il presidente degli industriali altoatesini, Stefan Pan, che ha ricordato come tutti i territori dell’Unione europea siano toccati dai venti isolazionisti. Le ripercussioni per il solo Alto Adige di un’eventuale uscita della Gran Bretagna dall’Ue sono presto dette: i rapporti con Londra, per il 2015, valevano il 3,3% delle esportazioni. Un piccolo grande tassello della nostra economia rischia dunque grosso con il referendum che porterà alle urne gli inglesi. Non ci vuole molto a immaginare quanto valga questo voto per il resto dell’Unione europea. Restano comunque molto valide le parole pronunciate dal presidente Stefan Pan che rimarca prima di tutto la necessità di un progetto di pace e di un’equa distribuzione di onori e oneri, in tutti i settori, incluso il delicatissimo tasto dell’accoglienza ai migranti. Visto quanto successo, nel nostro piccolo, al confine del Brennero con le barriere austriache, è utopico pensare a un processo di riapertura, oppure siamo destinati inevitabilmente a chiuderci l’uno con l’altro? Caro Baldi, arole sante le sue. E non dobbiamo certo pensare che sia utopia riportare l’Europa sotto l’ombrello della comune responsabilità per la quale è nata. Certo, viviamo tempi durissimi e sono stati commessi grandi errori. Ma l’uscita inglese dalla Ue segnerebbe di sicuro l’implosione della costruzione europea, una fuga dalle responsabilità per ripiegare nell’isolazionismo egoistico, il quale altro non è che la strada che porta al nazionalismo. È l’ognuno per sé perché — qualcuno crede — solo noi siamo in grado di fare bene i nostri interessi. Sono discorsi vecchi e terribili che tanti guai hanno portato al vecchio continente e al mondo intero, ma che pure di questi tempi si sentono in troppe zone d’Europa e in troppi partiti. Va rilanciato un progetto che cammini con le gambe di leader lungimiranti. La premessa di tutto ciò è che, ovviamente, in Inghilterra venga sconfitto chi vuole ritrasformarla solo in un’isola.
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