Corriere dell'Alto Adige

Doping, Schwazer contrattac­ca

Nuova positività, il marciatore grida al complotto: «Non vogliono farmi andare a Rio»

- Fabbi Gaiardelli

«Non ho nulla di cui scusarmi». Così Alex Schwazer nella conferenza stampa che lo ha visto protagonis­ta ieri pomeriggio dopo le nuove accuse per la positività al testostero­ne sintetico. Insieme all’atleta, l’avvocato Gerhard Brandstätt­er e l’allenatore Sandro Donati, che ha rimarcato l’estraneità ai fatti di Alex.

Il primo scandalo doping per Alex Schwazer nasce il 6 agosto 2012 quando viene annunciato che l’atleta è stato trovato positivo alla eritropoie­tina ricombinan­te in un controllo antidoping a sorpresa effettuato il 30 luglio, alla vigilia della gara che avrebbe dovuto disputare ai Giochi di Londra.

All’epoca l’atleta è sotto controllo da tempo da parte della Wada, l’Autorità mondiale antidoping, che insieme al pm di Padova Roberto Benedetti e all’Interpol sta indagando sul ruolo del medico Michele Ferrari e sui suoi contatti con atleti e sportivi di alto livello.

Oltre all’indagine romana della giustizia sportiva, a Bolzano viene aperto anche un fascicolo penale. Nei guai per violazione delle norme antidoping di cui alla legge 376 del 2000 finiscono, oltre a Schwazer, degli ex medici Giuseppe Fischetto e Pierluigi Fiorella e l’ex dirigente Rita Bottiglier­i, accusati di favoreggia­mento come conseguenz­a di un comportame­nto omissivo. Nel dicembre 2014 Schwazer patteggia otto mesi di reclusione e una multa di 6.000 euro per doping. All’atleta la Procura contestava la violazione delle norme antidoping fra il 2010 e il 2012.

L’atleta ha sempre parlato solo di Epo e ha riferito di aver utilizzato una tenda ipobarica (illegale in Italia, ma Schwazer l’avrebbe usata solo nel periodo in cui si allenava in Germania), ma nel corso delle perquisizi­oni nella sua abitazione a Racines i carabinier­i del Ros trovarono anche del «Testogel», un farmaco usato per curare l’ipogonadis­mo maschile, cioè un’insufficie­nte secrezione di ormoni sessuali. Nel capo d’accusa iniziale all’atleta si contestava anche il possesso di una lista di farmaci — sui quali aveva cercato anche informazio­ni su internet — che probabilme­nte intendeva procurarsi nel corso del suo viaggio in Turchia: si trattava di testostero­ne undecanoat­o, epo e testostero­ne puro.

Il fronte penale rimane attualment­e aperto per i medici Fidal, che la Procura ritiene essere stati consapevol­i dei fatti contestati.

Sul fronte della giustizia sportiva il 23 aprile 2013 il Tribunale Nazionale Antidoping stabilisce per l’atleta una squalifica di 3 anni e 6 mesi. Poi altri 3 mesi per aver eluso il prelievo dei campioni biologici. Allo scadere di questa, era tornato a gareggiare lo scorso 8 maggio, e si stava preparando ai Giochi di Rio. Il 16 gennaio 2015 il tribunale antidoping del Coni aveva squalifica­to anche Carolina Kostner, accusata di aver coperto l’allora fidanzato a un controllo a Oberstdorf in Germania.

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Testimone Alex depone nel processo contro i medici

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