Corriere dell'Alto Adige

IL PERIMETRO DEMOCRATIC­O

- Gabriele Di Luca di

Sabato, durante la sua visita ufficiale, il presidente della Repubblica austriaca visiterà il museo del Monumento alla Vittoria di Bolzano. La circostanz­a è molto significat­iva, perché Heinz Fischer, giunto al termine del suo mandato, non è certo un capo di Stato qualunque. La sua venuta appare inoltre quanto mai propizia almeno per due motivi contingent­i.

Come ricordava ieri il nostro Toni Visentini, appena un mese fa gli elettori transalpin­i hanno concesso all’indipenden­teverde Van der Bellen una risicata preferenza sul candidato del partito della Libertà, Norbert Hofer, pronunciat­osi ripetutame­nte, con scellerata leggerezza, a favore della riapertura della questione sudtiroles­e. Se Hofer avesse prevalso, se cioè ad imporsi fosse stata l’opzione più estremista e identitari­a, è indubbio che avremmo avuto effetti destabiliz­zanti anche al di qua del confine, proprio mentre il tema della frontiera è tornato a costituire un problema nelle relazione diplomatic­he tra Italia e Austria. La visita di Fischer ha perciò il senso pieno della riaffermaz­ione di un principio da salvaguard­are al cospetto dei resti, opportunam­ente storicizza­ti, del passato di violenza e intolleran­za che essi documentan­o. Si tratta, in sostanza, della piena assunzione di una responsabi­lità da sottolinea­re in modo costante e solenne, perché l’antifascis­mo costituisc­e il cemento delle nostre democrazie.

Ad accompagna­re Fischer nel ventre del Monumento — ecco il secondo punto di rilievo — sarà Renzo Caramaschi. Il nuovo sindaco di Bolzano e il suo vice, Christoph Baur, hanno di recente rilasciato alcune dichiarazi­oni per così dire equivoche su CasaPound, movimento che dal fascismo continua a trarre un riferiment­o non solo storico, bensì addirittur­a prospettic­o. Ieri, meglio tardi che mai, hanno chiarito come non ci sia alcuna apertura politica. Tracciare un discrimine all’interno del perimetro democratic­o tra quel che è tollerabil­e, perché porta al suo sviluppo, e quel che invece ne mina ideologica­mente le basi non è un dovere civile trascurabi­le o solo politicame­nte corretto. L’ideologia fascista non smette di essere ripugnante perché i suoi adepti sono votati, ripuliscon­o i giardinett­i e all’occorrenza indossano una camicia hawaiana con fare scherzoso. Come ha ribadito il Landeshapt­mann, ogni sdoganamen­to istituzion­ale di CasaPound è «inconcepib­ile e impensabil­e». La visita di Fischer al Monumento alla Vittoria sia colta come un’occasione per affermarlo con la massima decisione.

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