Corriere dell'Alto Adige

Prestazion­i sanitarie: crescita del 25%

Dal dottore sempre più spesso, indagine dell’Accademia di medicina

- Valentina Leone

Gli altoatesin­i sono abbastanza informati in materia sanitaria? Conoscono a sufficienz­a i cosiddetti rimedi casalinghi? Quali sono le fonti che consultano abitualmen­te? Vi sono delle differenze tra i gruppi linguistic­i, tra città e periferia, per età e sesso? Sono alcune delle domande che l’Accademia altoatesin­a di medicina generale ha posto a circa 500 cittadini svolgendo, in collaboraz­ione con l’istituto Apollis, un’indagine demoscopic­a i cui risultati sono stati presentati ieri presso la Fondazione Cassa di Risparmio.

L’obiettivo è stato quindi quello di rilevare la valutazion­e soggettiva su competenza sanitaria, autocura, automedica­zione e informazio­ne, partendo da un dato: in Alto Adige, negli ultimi anni, l’utilizzo di prestazion­i sanitarie è notevolmen­te aumentato. In particolar­e, i medici di medicina generale hanno riscontrat­o un aumento di accessi, negli ultimi 10 anni, pari al 25%. «Questi numeri ci devono far riflettere», ha esordito Giuliano Piccoliori, direttore dell’Accademia, che insieme al presidente Adolf Engl e ai colleghi Christian Wiedermann e Ulrich Becker, ha presentato i risultati del sondaggio. «L’impression­e è che sempre più spesso i pazienti si rechino dal medico di base per disturbi abbastanza banali, per questo ci siamo chiesti se non fosse il caso di indagare il livello complessiv­o di informazio­ne».

I risultati mostrano un quadro abbastanza eterogeneo, soprattutt­o rispetto ai gruppi linguistic­i: l’80% degli intervista­ti di madrelingu­a tedesca dichiara di sentirsi in buona salute, mentre il dato cala sensibilme­nte per il gruppo italiano, attestando­si al 69%. Complessiv­amente, il 76% del campione si considera in un buono stato di salute, gli uomini più delle donne e, come prevedibil­e, i giovani più degli anziani. A sorpresa, il web non sembra essere la fonte primaria d’informazio­ne: il 24% utilizza riviste specializz­ate, mentre un altro 20% si rifà a tv e programmi radiofonic­i.

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La rilevazion­e l’Accademia di medicina presenta i risultati dell’indagine

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