Cappello difende Schwazer La Fidal nazionale gelida
Il presidente altoatesino: Alex tenga duro. Roma: fieri delle regole
Si definisce «incredulo» Bruno Cappello, presidente della Fidal altoatesina, in merito alla nuova vicenda Schwazer che, a suo parere, «è pulito». Ad essere animato da cattiveria, a suo dire, «l’intero sistema sportivo». Malagò cauto: «Urge chiarezza».
Il dirigente «Strano rianalizzare la provetta dopo cinque mesi e mezzo dal test»
BOLZANO Incredulità, delusione e timore. Sono queste le sensazioni di Bruno Cappello, presidente della Fidal altoatesina e anche a capo del club per il quale Alex Schwazer è attualmente tesserato – L.G. Brixen – il giorno dopo la conferenza stampa tenuta dal marciatore di Calice di Racines all’Hotel Laurin, seguita alla comunicazione della positività dell’atleta ad un test antidoping del primo gennaio, inizialmente superato dal marciatore nostrano, e successivamente indicato come anomalo ad un secondo esame, effettuato il 13 maggio scorso.
Sono sensazioni, quella sopra indicate, non certo figlie del comportamento tenuto da Schwazer, che Cappello ritiene «pulito», quanto suscitate dal sistema sportivo, animato, racconta il numero uno dell’atletica locale, da «tanta cattiveria».
«Si tratta di una faccenda talmente macchinosa, che fa pensare e fa pensare male — spiega il presidente Fidal Alto Adige — Io sono convinto che Alex non si sia dopato e lo sono ancora di più guardando la dinamica di questo controllo. Ci sono cose strane, dal fatto di rianalizzare la provetta a cinque mesi e mezzo dall’effettuazione del test, al fatto che ciò accada a pochi giorni dalle Olimpiadi. Chi segue queste cose capisce che ci sono delle anomalie».
Bruno Cappello si dice spiazzato, da dirigente e da amante dello sport, e certamente deluso dal mondo di cui fa parte da molti anni. «Questa storia ha segnato tutti noi, ha segnato tutto lo sport, al di fuori dell’atletica e della provincia di Bolzano — prosegue — Certo bisognerà attendere che la cosa si sviluppi, che l’intero iter venga compiuto, che si sappia cosa dicono le contro analisi, ma di certo non fa piacere fare parte di un mondo governato dai sospetti. Oggi come oggi sono molto deluso e devo ammettere che è dura restare nello sport se le pratiche sono queste».
Poi c’è la vicenda umana, la vicinanza ad Alex Schwazer e Sandro Donati, entrambi scossi, nella stessa maniera, da quanto successo. «Mercoledì mattina ho chiamato immediatamente Donati ed era distrutto — racconta Cappello — Lui ci ha messo la faccia, ci ha messo tutto se stesso per aiutare Alex, ha creato un progetto, di cui anch’io sono firmatario, che è mirato a combattere il doping e come premio ha ricevuto l’ennesima bastonata. Mi trovavo in vacanza, ma, dopo quella telefonata, ho deciso di prendere la macchina e tornare a Bolzano per stare vicino sia a lui che a Schwazer. Che aggiungere su Alex: gli ho detto semplicemente di tenere duro. Di sicuro, se dovesse riuscire andare a Rio, le energie nervose che ha speso in questi giorni incideranno sulla sua prestazione». Se a livello locale si fa scudo attorno al campione di casa, a livello nazionale la Federatletica ha voluto puntualizzare in una nota il suo operato nella vicenda, evidentemente non gradendo pienamente alcuni passaggi della conferenza stampa tenutasi mercoledì a Bolzano. «L’atletica italiana è ferita nei suoi sentimenti più profondi dalla nuova positività di Alex Schwazer. È chiaro che bisognerà attendere il completamento dell’iter formale per arrivare ad un giudizio solido su questa vicenda, così come è altrettanto ovvio che, nel mentre, sia opportuno che la Federazione assuma una posizione rispettosamente interlocutoria. Ma allo stesso tempo, è opportuno affermare alcuni principi rispetto al procedere di questi ultimi mesi. Il rispetto delle regole è stato messo al centro dell’operato del Consiglio e dell’intera attività della Federazione, fin dall’avvio del mandato elettorale. Anche nella vicenda Schwazer, le regole, così come il confronto con tutti i soggetti istituzionali coinvolti, analitico e documentato, hanno sempre rappresentato il punto di riferimento a monte di ogni decisione. Senza nessun tipo di distinguo. Di questo l’atletica italiana può dirsi legittimamente fiera e consapevole. La posizione della Federazione italiana di atletica leggera rispetto agli sviluppi recenti, con la notizia della nuova positività dell’atleta, è, coerentemente con il percorso fin qui intrapreso, ispirata dal rispetto delle norme. Non appartengono al presidente ed al Consiglio federale valutazioni che vadano oltre gli atti ufficiali, unico elemento che ha costituito e costituirà in futuro la base dell’operato della Federazione».
Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, dal canto suo, è intervenuto sulle chance di Schwazer di andare a Rio.
«Io sono uno che la speranza ce l’ha sempre, sono ottimista, ma certo la casistica e la storia lasciano intendere un altro tipo di direzione, salvo che si dimostri qualcosa di diverso. Stiamo a vedere». Malagò prosegue. «Se la Iaaf poteva aspettare a dare il verdetto per il marciatore? — si domanda il presidente del Coni nazionale — Non lo so. Ma penso che, vista la mediaticità del caso, se si può accelerare prima del 5 luglio è meglio. Così potremmo avere un elemento chiarificatore».
Malagò «Olimpiadi, meglio se si riesce a fare chiarezza prima del 5 luglio»