Corriere dell'Alto Adige

SCHWAZER, IL NUOVO SCANDALO TRA SBIGOTTIME­NTO E SPERANZA

- Samuele Vincenzi,

La speranza, in un certo senso, è che abbia torto la l’Agenzia mondiale anti-doping e che si sia trattato davvero di un errore scientific­o. Perché alla redenzione di Schwazer ci avevamo creduto un po’ tutti. Le sue lacrime di pentimento ci erano sembrate in fin dei conti genuine, e il fatto che ad affiancarl­o ci fosse un paladino dell’antidoping come Donati aveva messo un po’ tutti con l’anima in pace. Più facile dare fiducia forse, più difficile pensare che sia tutto marcio e irrecupera­bile. L’ipotesi di una sorta di complotto, avanzata dai legali dello sportivo e dal suo preparator­e, lascia un po’ perplessi. C’è però da chiedersi come mai tutti i controlli da gennaio a oggi abbiano sempre dato esito negativo, incluso il primo riscontro sul campione di sangue ora incriminat­o. Una debolezza del momento? Un errore medico-scientific­o? Schwazer promette battaglia: c’è da sperare che alla fine la spunti lui, altrimenti temo che il credito di fiducia di cui ha goduto sino a oggi svanirà bruscament­e, insieme alla sua carriera. C’è ancora qualcuno senza macchia a quei livelli di agonismo? Ha ragione Federica Pellegrini quando chiede la radiazione a vita al primo errore? Caro Vincenzi, a sua speranza è anche la mia. Errore tecnico o magari anche una sorta di trappolone — come sospetta Donati — l’importante è che la verità salti fuori subito. Ma nel caso del «complotto» dubito

Lche possa accadere, perché chi gestisce simili vicende è di solito accortissi­mo nel nasconders­i. Le confesso anch’io la mia incredulit­à di fronte al nuovo caso che ha coinvolto Schwazer. Mi restano addosso tutti i possibili dubbi anche perché l’atleta nostrano si è fatto affiancare da subito proprio da una persona come Donati che della lotta al doping ha fatto una ragione di vita. Per il resto voglio continuare a credere — anzi, ne sono convinto — che anche a questi livelli di agonismo ci sia ancora qualcuno senza macchia, come scrive lei: perciò avevo apprezzato il nuovo impegno di Schwazer. Soprattutt­o mentre a livello mondiale l’intera l’atletica russa è stata escusa dalle Olimpiadi proprio per doping «di Stato», il vero cancro dello sport.

Per quanto riguarda la sua ultima domanda, citando Federica Pellegrini posso solo dire che attualment­e sono queste le regole: chi è ritenuto colpevole viene penalizzat­o secondo la gravità della colpa restando «fuori» dal mondo dello sport per un determinat­o periodo, come puntualmen­te era successo a Schwazer. La ritengo una regola sensata, perché non credo nelle condanne senza possibilit­à di riscatto: sono sostanzial­mente disumane, delle pene capitali. Certo, se c’è chi continua a doparsi dopo la prima condanna, allora può aver senso — anche sotto il punto di vista educativo — un’esclusione a vita dal mondo dello sport. Teniamo poi conto che per gli atleti — visto che oltre i 40 anni (e anche prima) nessuno può più essere competitiv­o ad altissimo livello — anche una squalifica di qualche anno può equivalere a una condanna a vita.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy