«I pittori della luce», esposizione che conduce a Boccioni
Mart, la mostra apre domani e si chiuderà in ottobre. Intanto Maraniello pensa già al Futurismo
tutte le rivoluzioni, anche quella futurista, «antipassatista» per sua stessa definizione, ha le sue radici. E quelle della forza dirompente dell’avanguardia italiana affondano nelle pennellate di colore puro accostate l’una all’altra dei pittori del Divisionismo, un movimento che si afferma nella sua prima uscita pubblica all’esposizione Triennale di Brera nel 1891. I pittori della luce. Dal Divisionismo al Futurismo, che il Mart accoglie da domani e fino al 9 ottobre, «è una mostra sul Futurismo — spiega Beatrice Avanzi, che l’ha curata assieme a Daniela Ferrari e Fernando Mazzocca — ma ne offre una lettura critica nuova, diversa, sottolineando non la volontà di rottura, come si fa di solito, ma piuttosto la continuità con la pittura di fine Ottocento, il dialogo tra generazioni». Come in un percorso a tappe prosegue il viaggio del Mart nel diciannovesimo secolo, avviato con il ritorno delle Collezioni permanenti e La coscienza del vero, la mostra focalizzata sul Realismo con opere del periodo 1840-1895.
Nemmeno il tempo di aprire al pubblico il secondo momento espositivo che a Rovereto già si pensa alla fermata successiva, interamente dedicata, a partire dal prossimo 5 novembre, a Umberto Boccioni nel primo centenario della sua morte: «Un’esposizione che conferma anche la vocazione del museo roveretano — secondo il suo direttore Gianfranco Maraniello — che pone nuovamente al centro dei suoi primari obiettivi culturali le ricerche sull’invenzione della modernità». E verso la modernità l’arte italiana compie il suo cammino proprio «seguendo la trama delle ricerche sulla luce e sul colore — sottolinea Avanzi — attraverso l’avanguardia futurista, giungendo fino alle soglie dell’astrazione». A partire da una rivoluzione visiva derivante dalle scoperte sulla scomposizione del colore e incentrata sul potere espressivo della luce dunque (rapisce, nella prima sala, la Passeggiata amorosa di Giuseppe Pellizza Da Volpedo), nei lavori divisionisti cambiano anche i soggetti dipinti, tesi verso una modernità nelle questioni raffigurate, che spaziano dai contenuti sociali a soggetti più lirici, legati alla tendenza internazionale del Simbolismo. I pittori divisionisti, secondo Ferrari, «hanno saputo essere rivoluzionari attraverso la tecnica, in grado di creare empatia, un’atmosfera stringente tra un sentimento e una rappresentazione, un legame molto forte tra il paesaggio e la sua percezione intima». E i capolavori esposti al primo piano del Mart lo testimoniano. Un percorso lineare, graduale, coerente porta il visitatore attraverso la luce della natura e dentro la declinazione realista del movimento, lungo la sperimentazione simbolista e poi via verso il dinamismo, la Costruzione spiralica di Boccioni e le parole in libertà di Giacomo Balla o Carlo Carrà, dove è proprio il susseguirsi di lettere a diventare evocazione della luce.