LE BOTTEGHE DELLA FIDUCIA
In Alto Adige, e in Trentino è di poco inferiore, la fiducia verso il prossimo è più alta rispetto alla media nazionale. Detto ciò, rimane bassa. La fiducia è il lievito del capitale sociale, indispensabile per sviluppare industrie, tecnologie, organizzazioni.
Cosa fare, allora, per alzare il livello di fiducia? È necessario rimodellare le attività economiche in modo tale da migliorare la situazione. Per raggiungere l’obiettivo, occorre più fiducia. Insomma, un circolo vizioso che solo gli innovatori riescono a rompere. Qui entrano in gioco agenti interni ed esterni all’ecosistema regionale. Tra questi ultimi, un punto di riferimento è la Fondazione Kauffman di Kansas City che ha fondato una lega mondiale dell’innovativa imprenditorialità giovanile. I nostri giovani aspiranti e neo-imprenditori dovrebbero poterne fare parte muovendosi lungo le autostrade superveloci della mobilità internazionale dei talenti. Compito degli imprenditori e delle autorità locali è uno solo: collaborare per promuovere e facilitare tale movimento in uscita e in entrata. Una nuova generazione trentina e altoatesina di inventori, sviluppatori e imprenditori di soluzioni innovative sarà allora chiamata a ricoprire con i coetanei di altri Stati un ruolo decisivo per la nascita dell’economia imprenditoriale del ventunesimo secolo che promette un raccolto abbondante di imprese trainate dalla scienza e dalla tecnologia.
Non mancano i passi in avanti compiuti dagli agenti interni. Tra le notizie più recenti, per l’anno accademico 2016-17 è in crescita nella Libera Università di Bolzano il numero degli iscritti ai corsi di dottorato provenienti da diversi Paesi. A Trento, invece, è in procinto di nascere il «Co-innovation lab», frutto della collaborazione tra la Fondazione Bruno Kessler e Dedagroup, colosso italiano nell’information technology. L’auspicio è che il nuovo laboratorio rinverdisca i successi delle rinascimentali botteghe fiorentine. Queste ultime erano comunità di creatività e innovazione, dove si intrecciavano sogni, passioni e progetti. Apprendisti, artigiani, ingegneri, artisti e i loro ospiti internazionali concepivano modi rivoluzionari di lavorare e di vedere il mondo. Il confronto dei diversi punti di vista portava a espandere la comprensione reciproca. il«Co-innovation lab», quindi, con i partecipanti che comunicando tra loro in modo coerente e fluido facilitano un dialogo costruttivo, contribuirebbe alla crescita del tasso di fiducia.