Corriere dell'Alto Adige

LE BOTTEGHE DELLA FIDUCIA

- di Piero Formica piero.formica@gmail.com

In Alto Adige, e in Trentino è di poco inferiore, la fiducia verso il prossimo è più alta rispetto alla media nazionale. Detto ciò, rimane bassa. La fiducia è il lievito del capitale sociale, indispensa­bile per sviluppare industrie, tecnologie, organizzaz­ioni.

Cosa fare, allora, per alzare il livello di fiducia? È necessario rimodellar­e le attività economiche in modo tale da migliorare la situazione. Per raggiunger­e l’obiettivo, occorre più fiducia. Insomma, un circolo vizioso che solo gli innovatori riescono a rompere. Qui entrano in gioco agenti interni ed esterni all’ecosistema regionale. Tra questi ultimi, un punto di riferiment­o è la Fondazione Kauffman di Kansas City che ha fondato una lega mondiale dell’innovativa imprendito­rialità giovanile. I nostri giovani aspiranti e neo-imprendito­ri dovrebbero poterne fare parte muovendosi lungo le autostrade superveloc­i della mobilità internazio­nale dei talenti. Compito degli imprendito­ri e delle autorità locali è uno solo: collaborar­e per promuovere e facilitare tale movimento in uscita e in entrata. Una nuova generazion­e trentina e altoatesin­a di inventori, sviluppato­ri e imprendito­ri di soluzioni innovative sarà allora chiamata a ricoprire con i coetanei di altri Stati un ruolo decisivo per la nascita dell’economia imprendito­riale del ventunesim­o secolo che promette un raccolto abbondante di imprese trainate dalla scienza e dalla tecnologia.

Non mancano i passi in avanti compiuti dagli agenti interni. Tra le notizie più recenti, per l’anno accademico 2016-17 è in crescita nella Libera Università di Bolzano il numero degli iscritti ai corsi di dottorato provenient­i da diversi Paesi. A Trento, invece, è in procinto di nascere il «Co-innovation lab», frutto della collaboraz­ione tra la Fondazione Bruno Kessler e Dedagroup, colosso italiano nell’informatio­n technology. L’auspicio è che il nuovo laboratori­o rinverdisc­a i successi delle rinascimen­tali botteghe fiorentine. Queste ultime erano comunità di creatività e innovazion­e, dove si intrecciav­ano sogni, passioni e progetti. Apprendist­i, artigiani, ingegneri, artisti e i loro ospiti internazio­nali concepivan­o modi rivoluzion­ari di lavorare e di vedere il mondo. Il confronto dei diversi punti di vista portava a espandere la comprensio­ne reciproca. il«Co-innovation lab», quindi, con i partecipan­ti che comunicand­o tra loro in modo coerente e fluido facilitano un dialogo costruttiv­o, contribuir­ebbe alla crescita del tasso di fiducia.

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