Il Depero di Topipittori L’arte che si mette in gioco
Pi.P. Po. e la stanza si fa pinacoteca
Un Corrado Guzzanti d’annata, sul Tele Proboscide, suggeriva ai telespettatori di rendere il loro sottoscala «un grande protagonista del Novecento», magari acquistando un’opera di Ernesto Staccolanana. Ben altro intento, ma la stessa divertente leggerezza, ha portato la casa editrice Topipittori a dare vita alla Piccola Pinacoteca Portatile, Pi.P.Po. per gli amanti degli acronimi: una collana dedicata all’arte, per diffonderne la passione e la conoscenza fra i bambini, permettendo loro di giocare e scherzare fuori dai rigidi canoni della didattica tradizionale.
«Così anche la tua stanza diventa una pinacoteca — si legge nella presentazione — con quadri che non ha nessun altro perché li hai fatti tu». Topipittori è una casa editrice milanese che si dedica quasi esclusivamente alla pubblicazione di libri illustrati per bambini e ragazzi, nata nel 2004 da un’intuizione di Paolo Canton e Giovanna Zoboli, uniti da un’idea del libro come strumento per conoscere il mondo in modo attivo, profondo e giocoso. Pi.P.Po. è l’esempio che incarna in pieno questa visione: il bambino, armeggiando con pennarelli e internet, forbici e fantasia, può davvero entrare anima e corpo nella grande storia dell’arte, mettendosi alla prova con Giotto o rimodellando un Canova, diventando mastro mosaicista o scoprendo il gusto di ridare vita alle nature morte.
Il bambino? E allora perché sono qui che scarabocchio senza pace Depero e la casa del mago (disegni di Lucia Pescadori, testi di Marta Sironi, progetto grafico di Guido Scarabottolo), il volumetto che Topipittori ha dedicato nel 2015 al grande artista trentino, in collaborazione con il Mart e la Casa d’arte futurista che ne porta il nome? Perché mi sono perso a inventarmi una cartolina futurista, o a colorare cantando la copertina della rivista Citrus? Perché in fondo il futurismo, sminato dalle retorica guerrafondaia, è la libertà che si impadronisce dell’arte, e la libertà è incredibilmente contagiosa, ad ogni età.
Bollicine futuriste
Il Depero poeta scrisse Quattro bocche assetate (Liriche Radiofoniche, 1934), racconto in versi di quattro diverse bevute desiderate: e se la prima dice «Io voglio un vino asciutto... rosso chiaro... con trasparenza di rubino», la seconda ne vuole uno che «quando scrive nella tovaglia deve essere nero e fortemente affermativo», mentre per la terza «deve trasformare il sangue in oro solare, le vene irradiare luce fosforescente». La quarta è la mia bocca preferita: lei ha «tutt’altri gusti», è metropolitana e notturna, vuole «un vino spumante in decolté, d’argento, saltante», capace di ballare e far ballare, «trasparenze di scollatura, riflessi di alabastro, mani di cera inanellate; Parigi, Sanremo, Montecarlo, roulette» e poi «brindisi - decorazioni - vittorie - battesimi cerimonie - fanfare - bottiglie prese per il collo e uccise contro il muso tagliente delle prue musica a bordo - fischi di sirene e jazz nei cabaret».
Ne conosco tanti di vini così, ma pochi che ricordino «i cedri, i limoni, gli aranci e le schiume marine, frammisti a bei denti bianchi e a spumeggianti risate di gioia notturna»: tra questi sicuramente il Blauwal dei Cesconi, un metodo classico centopercento Chardonnay, con il quale i fratelli di Pressano, i più futuristi dei Vignaioli, hanno dato uno scossone alla spumantistica trentina. «Gioia sturata e fontana iridescente di felicità», ad ogni calice di questo frizzante cetaceo.
Bottiglie preziose Il brut Blauwal dei Cesconi è «un vino spumante in decolté d’argento, saltante»