Agenzia dogane «Viti importate, evasi 4,5 milioni»
Import di viti, l’Ufficio dogane denuncia un’azienda altoatesina
Presunta frode all’importazione, secondo l’Agenzia delle Dogane un’azienda altoatesina avrebbe evaso oltre 4,5 milioni di euro di diritti di confine. La presunta frode era connessa alle operazioni di importazione di viti per il legno: la società avrebbe importato le viti dichiarandole di origine thailandese mentre si trattava in realtà di prodotti costruiti in Cina.
L’Agenzia delle Dogane ha smascherato una presunta frode all’importazione: secondo gli inquirenti, un’azienda altoatesina avrebbe evaso oltre 4,5 milioni di euro di diritti di confine. Il servizio antifrode delle dogane di Bolzano, a seguito di una complessa attività d’indagine scattata in seguito a una segnalazione dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode e proseguita su delega della Procura di Bolzano, ipotizza una frode fiscale da parte di una società operante a livello mondiale e con sede anche in Alto Adige.
La presunta frode era connessa alle operazioni di importazione di viti per il legno: la società importava le viti dichiarandole di origine thailandese mentre si trattava in realtà di prodotti costruiti in Cina.
La società avrebbe così aggirato i cospicui dazi antidumping, dell’ordine dell’85% del valore delle merci nel periodo iniziale di applicazione della barriera tariffaria, e del 74,1% successivamente. «Il trattamento daziario, riconosciuto all’atto delle importazioni mediante la presentazione di certificati di origine rilasciati impropriamente dalle autorità thailandesi, consentiva alla società di evadere — spiegano i responsabili dell’Ufficio delle dogane di Bolzano — il dazio antidumping ma anche quello tradizionale nonché la corrispondente Iva all’importazione, ottenendo così un notevole vantaggio economico, anche in termini di concorrenzialità sul mercato europeo». Secondo l’accusa l’azienda avrebbe evaso complessivamente ben 4,5 milioni di euro.
Va ricordato che si è in presenza di dumping quando un’azienda vende un prodotto con un prezzo all’esportazione inferiore al prezzo praticato nel mercato di provenienza.
Il presunto meccanismo fraudolento che la società altoatesina avrebbe posto in essere, secondo l’accusa, consisteva nel far transitare attraverso la Thailandia le viti per legno che erano prodotte in realtà in uno stabilimento cinese, per soddisfare il fabbisogno dell’importatore italiano acquirente.
Infine, oltre all’evasine dei cospicui diritti di confine, le indagini dirette dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Bolzano e condotte dal Servizio antifrode dell’Ufficio delle dogane, avrebbero accertato anche «alcuni problemi di qualità dei prodotti, legati al fatto che la produzione avveniva con standard non corrispondenti a quelli fissati dall’acquirente, nonché l’etichettatura di prodotti con indicazione scorrette».
L’azienda altoatesina importatrice è stata quindi denunciata, oltre che per contrabbando aggravato e dolosa induzione in errore di pubblico ufficiale nell’emissione di un atto pubblico, anche per violazioni relative alla sicurezza dei prodotti, alla irregolare marcatura Ce ed etichettatura delle viti messe in commercio.