Platino celebra l’imperatore Passione asburgica
Cent’anni dalla morte dell’imperatore asburgico più amato Platino lo ricorda: «A tavola Knödel. Con Sissi vera passione»
Franz Josef I era un uomo semplice, abitudinario e metodico, molto rispettoso del protocollo di corte. Mangiava «semplice»: un brodo con dei canederli era il suo piatto del giorno e gli piaceva il lesso, quello che dalle nostre parti si chiama Tafelspitz. A svelarci i suoi segreti culinari è Janett Platino. Suo padre, Karl Platino, ha fatto nascere nel 1980 il Museo «reale e imperiale» Bad Egart a Tel, piccola frazione del comune di Parcines, alle porte di Merano. Reale e imperiale come lo erano tutte le cose che ottenevano l’imprimatur della corte asburgica. «Königlich und Keiserlich», in sigla K.u.K., era per la monarchia austroungarica come «by appointment to Her Majesty The Queen» per la corona britannica.
«La passione per la raccolta di tutto ciò che aveva sapore asburgico — ci rivela Platino — mi è venuta quando avevo 14 anni e la mia zia, che come tutti i sudditi aveva in casa i quadri dell’imperatore e dell’imperatrice Sissi, diceva sempre che quelli erano stati bei tempi. Ho cominciato così a rovistare dappertutto, dapprima nelle cantine e nelle soffitte dei vicini, poi, divenuto più grande, in tutto l’Alto Adige a caccia delle vestigia di quel tempo». Il museo di Platino sorge in una casa che a sua volta gronda storia. «Risale al 1430 — ricorda — e, grazie alla sua sorgente d’acqua purissima e fresca, nacquero qui i primi bagni del Tirolo col nome di Bad Egart». Egart è la trasposizione in tedesco del nome della ninfa Egeria. Furono infatti i Romani a scoprire per primi questo posto che si trova lungo la via Claudia Augusta con la sua acqua, cui diedero il nome dell’antica divinità delle acque surgive.
«Nel museo abbiamo 4.000 pezzi collegati alla monarchia asburgica ed altri 30.000 che si ricollegano agli usi, costumi e alle tradizioni del lungo periodo che l’ha caratterizzata» ci dice ancora Karl Platino. Quadri rari o unici che riproducono l’imperatore e l’imperatrice, l’albero genealogico della famiglia, le cartoline postali che venivano prodotte ogni anno al compleanno di Francesco Giuseppe, fin dalla sua nascita e spedite in ogni dove. C’è ad esempio un quadro dell’imperatore dipinto da tale Robert Ballheim di Vienna, unico esemplare, in cui si vede la leggera escrescenza sebacea che Franz Josef aveva alla base del naso o un curioso dipinto mozzafiato su telo truciolato, di Sissi o, meglio, «Sisi», perché è così che lui la chiamava nell’intimità, mentre la doppia esse è solo frutto della trasposizione cinematografica della famosa coppia. Ci sono anche particolari oggetti come un tagliasigari d’argento in cui è incastonato un artiglio d’aquila che venne regalato all’imperatore in occasione di un compleanno.
In oltre cinquant’anni Platino ha raccolto di tutto, ma sempre seguendo il fil rouge del periodo asburgico. Ecco allora che possiamo vedere attrezzi da lavoro, servizi da tavola, la ricostruzione di un negozio dell’epoca e molti piccoli oggetti racchiusi in 38 vetrine, ciascuno opportunamente catalogato. Così come è ancora visibile in una piccola grotta la sorgente dell’acqua dei bagni Egart e, all’esterno dell’edificio, si trovano ancora le tinozze in cui quest’acqua, riscaldata, veniva usata per fare i bagni. Platino è una fonte inesauribile di informazioni e curiosità: «Durante il suo regno durato 68 anni — racconta — Kaiser Franz fu venerato dalla popolazione che aveva nei suoi confronti un vero e proprio culto della persona, come del resto lo ebbe per Sissi anche oltre la sua morte, avvenuta il 10 settembre 1898». Dopo quella data Franz Josef non fu più lo stesso ed ebbe a dichiarare al suo aiutante generale: «Lei non sa quanto io ho amato quella donna». Tanto diversa da lui da voler spesso evadere e non amare il protocollo e la corte che lui invece si era imposto di rispettare. Nella sua lunga vita Franz Josef fu grande lavoratore tanto da autodefinirsi il «primo impiegato» dello Stato: lavorava tantissimo e lo fece fino all’ultimo giorno della sua vita, il 21 novembre 1916 quando, pur non sentendosi bene, lavorò fino alle 18 per poi farsi portare il suo inginocchiatoio e pregare più a lungo del solito prima di andare a letto. Alle 20,30, ricevette l’estrema unzione e mezz’ora dopo lasciava questo mondo. Cento anni fa, dunque, il più amato imperatore di tutti i tempi moriva, ma la sua storia è presente e viva al museo Bad Egart. In occasione di questo centenario, se Vienna è troppo lontana, qui dietro l’angolo possiamo fare una full immersion nella storia e nel tempo di questo grande personaggio.
Reperti Quadri, utensili e altri pezzi storici raccolti e catalogati a Parcines